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Nuova profondità limite stabilita di recente nella Fossa delle Marianne da un batiscafo americano modernissimo. Che tuttavia nella concezione costruttiva ricorda tanto il Trieste. Quello del 1953 a Ponza, così caro a Diego de Henriquez

A cura di Romano Barluzzi. Foto e intervento di Enrico Halupca

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A così pochi giorni di distanza dalla presentazione del libro “Il Trieste” che curammo presso “Mare Nord Est” a Trieste con l’autore stesso del libro Enrico Halupca, anzi potremmo dire quasi in sua concomitanza, precisamente alla data del 13 maggio 2019, è accaduta una cosa di cui non si è avuta notizia se non molto dopo.

Altrimenti avrebbe smentito in diretta ciò che dicemmo a proposito del fatto che il record di profondità stabilito nel 1960 dal Batiscafo Trieste nella Fossa delle Marianne fosse in quel momento ancora imbattuto: noi infatti c’eravamo fermati a considerare il tuffo fatto fin laggiù nel 2012 dal regista James Cameron, precisando che neanche lui (come del resto nessun’altro) oltrepassò – seppur per pochi metri – la profondità record del Trieste.

Invece, anche se al momento inspiegabilmente la notizia non era passata in Italia, proprio quel 13 maggio scorso dall’altra parte del mondo un nuovo batiscafo peraltro basato sullo stesso schema progettuale del Trieste ha raggiunto il fondo della Challenger Deep – nella Fossa delle Marianne – superando di 16 metri la quota record toccata dal Trieste e fino a quel momento imbattuta!

Sarebbe stato ben difficile anche solo immaginare o addirittura preconizzare un evento simile; e invece è andato anch’esso ad arricchire come per intrigante coincidenza un 2019 già straordinariamente segnato da fatti che ricollegano al Trieste e il tutto proprio nel 110° anniversario della nascita di Diego de Henriquez, il visionario e mai dimenticato fondatore del “Museo della guerra per la pace” di Trieste, che tanto fortemente volle dare impulso ai Piccard per coronare il sogno del Trieste e ipotizzò per questa città un ruolo internazionale di primo piano nel campo delle esplorazioni naturalistiche estreme. Come il bel libro di Enrico Halupca oggi documenta.

Il nuovo batiscafo è stato costruito in Florida e battezzato con il nome di “Limiting Factor”. Ai suoi comandi Viktor Vescovo, un geniale esploratore e uomo d’affari texano che sta ispezionando le più sconosciute fosse oceaniche con il fantastico progetto di Discovery Channel “The Five Deeps Immersion”, pianificato per giungere a compimento nell’Oceano Artico sempre entro quest’anno.

L’intero apparato che gravita intorno al Limiting Factor è un concentrato di tecnologia, fuori e dentro l’acqua: una nave appoggio, la DSSV PRESSURE DROP, lo assiste in superficie con a bordo 49 persone tra tecnici e scienziati; l’abitacolo del batiscafo è sempre una cabina-navicella a forma di sfera ma fatta di titanio; nella pancia del grande “serbatoio” di galleggiamento, al posto della speciale benzina avio, una particolare sostanza schiumosa di sintesi ottenuta con le più moderne nanotecnologie; sul batiscafo una tipologia di sensori per il rilevamento continuo di posizione e profondità che nel 1960 nemmeno esistevano…tutti fattori che conferiscono al nuovo batiscafo caratteristiche di peso e manovrabilità sicuramente molto performanti, stabilendo anche per questo nuovi criteri e avviando di fatto una nuova era in queste esplorazioni.

Quale ideale passaggio del testimone e anello di giunzione con la storica immersione del Trieste, è stato presente all’impresa anche quel Don Walsh che nel 1960, assieme a Jacques Piccard, aveva per la prima volta raggiunto quell’estremo limite.

È lo stesso autore del libro “Il Trieste”, Enrico Halupca, a scrivere in un suo post parole con le quali ci fa piacere concludere questo articolo:

«Molto interessante dal mio punto di vista lo stesso nome scelto da Viktor Vescovo per la sua navicella abissale: “Limiting Factor”, un nome non di fantasia, ma mutuato direttamente dalla terminologia scientifica interessata agli ecosistemi limite (in biologia il “fattore limitante”, concetto base della legge del Minimo di Liebig, è “una risorsa o condizione ambientale che limita la crescita, la distribuzione o l’abbondanza di un organismo o di una popolazione all’interno di un ecosistema”).

Durante l’esplorazione del 13 maggio 2019 sul fondo della Fossa delle Marianne a Challenger Deep sono state scoperte 3 specie di pesci finora sconosciute e mappato il fondo dell’abisso più profondo del mondo con rilievi 3d e riprese video ad alta definizione. Un successo senza precedenti reso possibile dall’ingegno umano e dalla collaborazione internazionale, proprio nello spirito di quel pioniere battipista dell’esplorazione oceanica che fu il Batiscafo Trieste di Auguste e Jacques Piccard che nel lontano 1953 a sud dell’Isola di Ponza raggiunse per la prima volta nella storia il plateau marino della Fossa Tirrenica.»

(In foto d’apertura si vede la torretta con alabarda del batiscafo Trieste proprio durante una delle immersioni in cui tra 1953 e 1954 toccò il fondo della Fossa Tirrenica, a oltre 3mila metri di profondità … di fatto il primo, clamoroso successo abissale del Trieste-ndr).

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