Un nuovo comunicato stampa dell’Associazione Nazionale Memoriale della Concordia traccia un quadro preoccupante della situazione dei fondali del Giglio a molti mesi dalla rimozione della nave. E a pochi giorni dall’inizio della stagione 2015.

a cura della Redazione – foto Luigi Ruggeri e ANMC

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Come tutto il mondo subacqueo, sentiamo particolarmente ogni risvolto e ogni ulteriore strascico sulla questione Concordia. Dunque volentieri pubblichiamo questo nuovo comunicato stampa pervenutoci dall’Associazione Nazionale Memoriale della Concordia. Non fosse altro per il fatto che contribuisce a mantenere desta l’attenzione su quale sia di volta in volta il punto della situazione nei fondali teatro della tragedia. Serial Diver resta comunque aperto a ricevere e ospitare qualsiasi ulteriore punto di vista circostanziato in materia.

Zeus faber, alias pesce San Pietro, la specie di cui un esemplare è stato sorbonato all'Isola del Giglio«All’Isola del Giglio nemmeno la stagione turistica 2015 sarà una stagione normale.
La pulizia dei fondali dell’isola del Giglio non è ancora finita. Si potrebbe anzi dire che non sia mai cominciata, dato che dal 23 luglio dell’anno scorso, giorno della partenza della Costa Concordia dal Giglio alla volta di Genova, non è stato fatto praticamente nulla.
Gli ultimi 8 mesi infatti, spenti i riflettori che, l’allora numero uno della Protezione Civile Gabrielli, avrebbe voluto tenere sempre accesi, sono passati aspirando dal fondo alcuni quintali di gusci di cozze, precipitati sul fondo dalla carena incrostata del Titan e raccogliendo a mano qualche cespuglio di mitili che nel frattempo era proliferato, con un dispiego di uomini e mezzi a dir poco inusuale per un lavoro del genere.
Sorbonatura del fondale che non ha risparmiato l’ambiente biologico autoctono che ha subito 8 mesi di devastazione. E’ notizia di alcune settimane or sono che sia stato aspirato addirittura uno Zeus faber (pesce San Pietro) di 2 kg. Un indicatore preoccupante per quanto sta avvenendo sui fondali dell’Isola del Giglio, ancora custode delle Pinna nobilis superstiti al disastro della Concordia, senza che nessuno degli amministratori pubblici committenti ne abbia il reale e diretto controllo.
Infatti, ogni committente interessato ai risultati dei lavori subacquei commissionati, ingaggia propri assistenti contrari che giornalmente relazionano sull’avanzamento dei lavori. Nel caso del Giglio non è spiegabile il motivo per il quale né il Sindaco né il Presidente della Regione Toscana si siamo attivati per avere propri sommozzatori di fiducia all’interno del cantiere della Micoperi, altresì operante all’interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
Eppure, anche le spese di questo tipo sono nel novero della copertura assicurativa e sarebbe ora che, chi ne ha la responsabilità, si attivasse per intraprendere una azione di conoscenza e di trasparenza nelle acque della Gabbianara, evitando di accontentarsi di quanto gli viene riferito dallo stesso appaltatore o da qualche altro ente non interessato agli aspetti contrattuali dei lavori di bonifica del sito. Lavori di bonifica previsti dal Ministero dell’Ambiente nel 2012, alla fase WP9 del crono programma, che ricordiamo dovevano durare 4 mesi tutto compreso ed essere quindi terminati già a novembre dello scorso anno.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Otto mesi di ritardo nei lavori di recupero dei cascami del cantiere e dei materassi in cemento che servirono a formare il falso piano per il raddrizzamento della nave. E una stagione turistica nuovamente compromessa.»

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