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Il cioccolato previene svariati problemi dei subacquei. Al punto che potremmo chiamarlo “il nostro elisir”.

Di Isabelle Mainetti

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”8592″ content_image_size=”full” content_title=”Il Dr. Danilo Cialoni, ricercatore del DAN Europe…il nostro” lightbox_effect=”fade” margin_bottom=”20″ el_file=””]

Siamo uomini e non pesci e per quanto nei miei sogni mi impegno a fare la sirena delle fiabe la scienza mi insegna che il nostro corpo, macchina quasi perfetta, non è proprio a suo agio nel mondo sommerso.
Prima di una immersione dobbiamo essere idratati, riposati, sani, non troppo magri e non troppo grassi, non fumare e non bere alcolici, attenti e preparati…insomma niente vizi!
Ma una cosa ora la possiamo fare, anzi facciamola.
Golosoni subacquei, ingordi di cioccolato è il nostro momento!
Grazie a recenti studi scientifici possiamo cambiare l’appellativo del cioccolato da “peccato di gola” a “peccato non mangiarlo”.
Ma attenzione… deve essere cioccolato fondente con almeno il 75% di cacao. Per veri intenditori insomma. Chi è abituato al cioccolato al latte, dovrà fare qualche sforzo per abituarsi al sapore amaro. Io lo preferisco fondente, con sapore deciso e profumo intenso.
I Maya ne facevano una bevanda amara e speziata per i sacerdoti, i nobili e i re durante le funzioni sacre.
La tradizione lo associa persino a proprietà afrodisiache (già vi vedo ora correre tutti a rimpinzarvi!).
È risaputo che Il cioccolato contiene anche magnesio con importante ruolo metabolico ed energetico e questo fa si da proteggere il pancreas dai tumori (notizia dall’Indiana University), ma non solo: contiene flavonoidi che grazie all’effetto antiossidante e antinfiammatorio dimostrato in vitro, proteggono le arterie dai danni dell’arteriosclerosi e prevengono l’infarto e l’ictus, senza dimenticare l’acido stearico e oleico, il ferro e l’epicatechina.
Si, perché il cioccolato è proprio quel vizietto goloso che va contro regola.
Protegge il cuore permettendo alle fibre muscolari di mantenersi flessibili ed alle arterie di rimanere dilatate, migliora l’umore e allontana dalle “lune storte”, protegge dai radicali liberi tenendo lontano l’invecchiamento, contrasta l’ipercolesterolemia, tiene svegli e reattivi, combatte l’anemia e alcune ricerche sostengono che faccia passare anche la tosse!
Ma stiamo veramente parlando di cioccolato?
Fantastico!
Tutto ciò è bellissimo, però – direte – cosa c’entra con le immersioni?
C’entra, perché questo fantastico alimento per veri golosi, mangiato 90 minuti prima della nostra immersione e 60 min prima per chi fa apnea, allontana la possibilità di una antipatica embolia gassosa e non solo.
Grazie alle ricerche condotte dal Professor Costantino Balestra dell’Haute Ecole Paul Henri Spaak di Bruxelles e ricercatore di DAN Europe Research oggi possiamo gustarci ben 30 g di finissimo cioccolato fondente senza sentirci in colpa.
Pensate, è un po’ come se andaste dal medico e questo vi prescrivesse per i vostri disturbi una immersione a settimana…sarebbe fantastico, superbo!
Certo è che questo non vorrebbe dire che da una immersione a settimana il medico ci ha autorizzato a farne tutti i giorni come ci piacerebbe, uguale per la cioccolata.

Cosa fa?
I flavonoidi, contenuti nella cioccolata combattono come già detto i radicali liberi, quei maledetti sono la causa principale dell’invecchiamento delle nostre cellule, dei nostri tessuti e di quelle bruttissime zampe di gallina che oramai molti di noi vedono allo specchio… insomma a lasciarli “liberi” è come se accelerassimo il percorso verso la vecchiaia.
E il ben amato ossigeno, peraltro comunque linfa vitale, è un reclutatore pazzesco di radicali liberi! Mi ricorda un po’ il patto col diavolo: ti dà una vita meravigliosa, ma poi ti chiede il conto.
Quindi, visto il paragone, l’angelo “flavonoide” (cioccolato) in qualche modo manda i suoi soldati a combattere contro quelli del “diavolo-radicale libero (ossigeno)”.
Chi fa immersioni tecniche e quindi usa spesso stage decompressive ricche di ossigeno dovrebbe essere ancor meglio incentivato a sperimentare il cioccolato fondente, dal momento che i radicali liberi più frequenti sono proprio quelli a contenuto di ossigeno Reacting oxygen species (ROS) e respirandolo in condizioni iperbariche aumenterà la sua presenza a livello cellulare.
I buoni flavonoidi così ci proteggono aumentando le difese dell’organismo in particolare sotto stress, perché – anche se non sembra – già immergendo semplicemente il nostro corpo in acqua, il nostro organismo si stressa, subisce dei cambiamenti e compie degli sforzi.
La pressione stessa, il freddo…
Inizialmente il mio pensiero si soffermava sul fatto che a parte il trasposto bombole, tutto il resto era relax: non sudo, non pinneggio da stancarmi, sono comodamente sdraiata e finalmente mi assaporo il silenzio. Ma non siamo nel nostro ambiente e volenti o nolenti stiamo forzando il nostro organismo.
In poche parole lo stiamo “stressando”, appunto e, per non mandarlo “sull’orlo di una crisi di nervi”, un dolce aiuto è quel che ci vuole.
Altro? Certo.
Ancora più importante, la cioccolata è un donatore di Ossido nitrico, dal nome ricorda più una bomba a forma di osso, è invece una sostanza che dilata i vasi sanguigni permettendo un maggior flusso e quindi una fuga più rapida delle bolle allontanando la possibilità di embolia gassosa.
Un po’ come un fiume invaso di tronchi dopo una piena, se è più largo tutto fluisce meglio e i tronchi scorrono e se ne vanno più facilmente.
L’ossido nitrico è normalmente presente nel nostro organismo, entra in gioco in moltissime reazioni di regolazione intra ed extracellulare (tra cui l’effetto vasodilatatore già citato). Il team dei ricercatori di Dan Europe ha anche dimostrato come lo stress endoteliale prodotto dall’immersione stessa riduca la disponibilità di ossido nitrico. L’endotelio infatti (il rivestimento interno dei vasi) è il maggior produttore di ossido nitrico dell’organismo.
Concettualmente, gustandoci questi 30 g di cioccolato fondente è come se 90 min prima dell’ immersione rabboccassimo il nostro motore naturale di carburante (ossido nitrico) per averne una scorta maggiore e permetterci di consumare con più tranquillità la benzina prima di una corsa su pista.
Beh che dire, la cioccolata potremmo definirla un elisir di lunga vita e soprattutto “l’elisir dei sub”!
Buona immersione a tutti e… Evviva il cioccolato!

(Un grazie speciale al Dr. Danilo Cialoni – nelle foto – e al Prof. Alessandro Marroni del gruppo DAN Europe che si sono adoperati con grande disponibilità e simpatia per informarmi e per verificare che quanto da me scritto fosse corretto.)

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