Un piccolo grande mondo di biodiversità, un paradiso da proteggere.

Testo e foto di Francesco Pacienza

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La biodiversità è un’immensa ricchezza che riguarda tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra. La biodiversità o varietà della vita riveste un importantissimo ruolo nella vita degli uomini anche orientando le scelte turistiche tra un posto piuttosto che un altro
Nel Mondo vi sono molti luoghi in cui questa biodiversità è altamente rappresentativa, e in tutti questi posti, si è sviluppata ricchezza e sviluppo proprio in funzione di questa grande varietà di specie e di vita.
Anche in Italia vi sono posti che sono dei veri scrigni in cui vi è custodita questa biodiversità: uno di questi si trova in Puglia, nei due seni che formano il mar Piccolo.
Nonostante l’Uomo sia la specie animale più folle perché distrugge la Natura e tutto ciò che lo circonda e gli permette di vivere ed esistere, la Natura sa come riparare e preservare permettendoci di ammirare forme di vita dai mille colori e dalle infinite forme.
Immergendosi nelle basse acque del mar Piccolo si viene immediatamente colpiti dai mille vermi sedimentari che ricoprono il substrato e che lo fanno diventare mobile con il loro repentino e immediato scomparire al nostro passaggio e riapparire immediatamente dopo.

Questo immenso proliferare di tante forme di vita diverse è possibile grazie all’equilibrio raggiunto per il continuo apporto di acqua pulita proveniente da ben trentacinque diverse sorgenti di acqua dolce subacquee, di cui alcune di grande portata, che hanno permesso agli inquinanti di sedimentare, quindi di inertizzarsi, trasformando molte di queste sostanze in nutrimento grazie anche alla capacità di filtrazione dei tanti mitili e organismi che li si trovano.
Le azioni antropiche e inquinanti perpetrate dalle attività umane nel corso degli ultimi decenni hanno prodotto molti danni all’intero ecosistema non solo marino. Sicuramente altre azioni, apparentemente volte a migliorare la situazione, come il “capping”, ossia la copertura con materiale inerte, formato da argilla unita a sabbia e ghiaia, del fondo contaminato finiranno per distruggere un ecosistema formato da una biodiversità che non può essere confinata nel preservare e tutelare la sola e semplice coltivazione dei mitili. Ma la cosa più assurda è il voler ricoprire tale nuovo substrato con praterie di posidonia oceanica, pianta che in quello specchio di acqua non si trova naturalmente.

Inoltre occorre sottolineare come le opere di bonifica che contemplano la possibilità di dragare il fondo sono antiecologiche. Il sedimento portato in sospensione, ucciderebbe la fauna filtrante che svolge un’importante azione biorimediante della colonna d’acqua, oltre a riportare in circolo gli inquinanti che attualmente si trovano allo stato dormiente nel sedimento e che sono immobilizzati dai letti algali. L’ipotesi, inoltre, di rimuovere strutture sommerse, come pali abbandonati, reti, il pontile stesso sito nelle immediate vicinanze al punto di ingresso in acqua per le nostre escursioni fotografiche subacquee, é un altro errore perché gli stessi rappresentano i substrati duri su cui si insedia la comunità di tutti gli esseri filtratori tra cui anche i diversi tipi di mitili che vivono li, gigli di mare (Antedon mediterranea), ascidie (Claveline sp.), spirografi (Sabella spallanzani), poriferi, cavallucci marini (Hyppocampus sp.) e tanti altri. Sarebbe opportuno mettere in atto azioni e comportamenti atti a ridurre le fonti di inquinamento senza crearne di nuove.
Vanno inoltre considerati i danni arrecati a tutte quelle specie incluse in convenzioni e direttive, presenti nel mar Piccolo, tra cui la popolazione più importante, in termini di numerosità delle coste italiane, di cavalluccio marino. Tra di esse possiamo elencare almeno tre specie di nudibranchi classificati rari o rarissimi: Felmida luteorosea, Thecacera pennigera, Polycera elegans. A queste possiamo aggiungere altre specie di provenienza Indo-Pacifico che popolano questi fondali con colonie formate da numerosi esemplari: Bursatella leachii, Melibe viridis.

Altrettanto folle è ogni ipotesi di paragonare i seni del mar Piccolo ad una discarica, applicandovi protocolli e metodiche tipiche per questo tipo di intervento. Una discarica è un luogo d’accumulo di sostanze nocive e inquinanti in cui non vi sono forme di vita apprezzabili. Nel mar Piccolo vi è, come già ampiamente evidenziato, una immensa biodiversità, ossia una ricchezza di forme di vita riscontrabile solo in pochi posti nel Mondo.
I motivi per conservare e preservare queste grandi serbatoi dì biodiversità sono tantissimi sia a livello locale che Nazionale e Globale. La perdita di anche una sola specie comporterebbe gravissimi danni dal punto di vista ecologico, culturale ed economico.
Non mancano le sorprese e le rarità biologiche come la spugna Paraleucilla magna, che è stata vista e catalogata per la prima volta nel 2001 lungo le coste del Brasile.
La particolarità di questa spugna consiste, a livello mondiale, nell’essere la prima specie di spugna calcarea con carattere “alieno invasivo” e questa è in Mediterraneo la prima segnalazione di invasione dovuta ad un porifero che è ormai abbastanza diffusa e sta colonizzando ampie superfici di questo fondale.
Proprio grazie alla presenza di questa enorme varietà di specie si deve la capacità del mar Piccolo di aver creato un equilibrio, “disattivando” le attività umane che lo avevano inquinato.

Per assurdo la miglior soluzione che si può adottare è quella di lasciare le cose come sono, essendo stato raggiunto un equilibrio ambientale anche se non estremamente favorevole per la miticoltura, attivando azioni mirate alla diminuzione ed eliminazione degli afflussi delle sostanze inquinanti che sono state sversate, in varie forme e modi, nel corso degli ultimi decenni. La presenza di tale biodiversità, costituita anche da organismi viventi classificati rari come già ampiamente detto, può diventare una nuova opportunità di rilancio e crescita economica per la città di Taranto e per coloro che vivono del mare e delle sue risorse.
Il mar Piccolo di Taranto, infatti, con oltre ventiquattro specie alloctone ad oggi censite, può essere definito, dopo la Laguna di Venezia, il secondo più importante hot spot di diversità di specie non indigene.
Un vero Paradiso da scoprire, conoscere e preservare.

Francesco Pacienza, Fotografo professionista diplomato all’Istituto Europeo di Design, docente di fotografia allo IED ed autore di di libri tecnici di fotografia, nasce come fotografo pubblicitario e fa dello Still-life la sua arte e della Luce lo strumento che utilizza per comunicare.
La fotografia unita alla sua gran passione per il mare crea un’alchimia perfetta…
Obiettivo di Francesco attraverso la luce e il mare  come per il pittore tela e colori…
è emozionare l’osservatore…

sito web: www.francescopacienza.it

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