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Sorpresa! In apertura di MareNordEst il mondo politico “scopre” lo scuttling. E lo fa con risonanza: il deposito di un’interrogazione a risposta scritta presso la Camera dei Deputati da parte di un personaggio della politica nazionale. Che sia la svolta tanto attesa nel nostro Paese, dopo anni di immobilismo? Vedremo.

di Romano Barluzzi. Foto autore ed Edoardo Nattelli

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”11947″ content_image_size=”full” content_title=”Il momento in cui l’On. Massimiliano Fedriga, primo da destra, mostra in pubblico il documento dell’interrogazione alla Camera, con al centro Roberto Bolelli e a sinistra Edoardo Nattelli, due dei patron di MareNordEst e Trieste Sommersa Diving, il terzo Alessandro D’Amico non era presente per lavoro” lightbox_effect=”fade” margin_bottom=”20″ el_file=””]

Venerdì mattina 19 maggio, proprio in apertura lavori dell’edizione di quest’anno di MareNordEst intitolata “I Mestieri & i Misteri del mare”, presso il Molo IV di Trieste, davanti al folto pubblico di scolaresche, appassionati di mare, tecnici e giornalisti intervenuto per l’occasione, s’è verificata l’attesa “sorpresa”: con un’uscita senza precedenti, l’onorevole Massimiliano Fedriga – capogruppo alla Camera dei Deputati per la LegaNord – ha annunciato una sua “interrogazione a risposta scritta” rivolta al Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, esibendone il testo in diretta, concernente in buona sostanza proprio lo “Scuttling”! Ovvero – ripetiamolo ancora una volta – l’ipotesi progettuale di affondamento pilotato di naviglio dismesso e bonificato, in idonea zona di fondale marino, per finalità di rivalorizzazione ambientale. Tra l’altro, in occasione di una delle fasi successive di MareNordEst – la pulizia dei fondali – è stato poi avvisato della cosa anche il capogruppo alla Camera dei Deputati per il PD Partito Democratico, l’On. Ettore Rosato, triestino pure lui, il quale ha mostrato interesse per la questione. E ciò è solo un ulteriore elemento tra i tanti che connotano questa materia come assolutamente trasversale e bipartisan ai vari schieramenti partitici, svincolandola di fatto dall’agone politico in favore di una opportunità che avvantaggerebbe tutti.

In particolare l’interrogazione – come recita il testo – mira a sapere «per quali motivi il Ministero in indirizzo interpreta le operazioni di colonizzazione dei relitti come forme d’inquinamento marino e abbandono di rifiuti in acqua, in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei…». Così facendo, in pratica, l’importante azione dell’onorevole mira a capire perché i criteri di valutazione circa la sostenibilità ambientale di progetti perfino già esistenti e avviati – quali il Parco Navale di Trieste – siano stati finora così restrittivi, bloccandone di fatto l’evoluzione e lo sviluppo. E ciò addirittura ignorando le acquisizioni scientifiche già avvenute in merito – richiamate nel testo stesso dell’interrogazione – i cui studi hanno evidenziato fin dal 1997 come «Le comunità marine (…) del reef artificiale, nonostante siano soggette a cambiamenti nel tempo, non si formano a scapito delle comunità presenti sul reef naturale. Le strutture artificiali vanno invece ad arricchire la produzione primaria locale e a fornire nuovi rifugi atti all’aumento e non al trasferimento di biomassa marina». «Un relitto – si legge ancora nell’interrogazione –, essendo una struttura sommersa adagiata sul substrato marino, rientra a tutti gli effetti nella definizione di reef artificiali (…)»; e ciò – aggiungiamo noi – è in linea con l’interpretazione delle vigenti normative europee. Insomma tutte le acquisizioni scientifiche esistenti vanno a implementare i dati registrati nei casi in cui – perfino indipendentemente da come siano state realizzate le rispettive operazioni di Scuttling – questi progetti hanno potuto essere portati a compimento nel mondo. Proprio la valutazione d’impatto ambientale relativa al Parco Navale di Trieste mostra come tutti gli indicatori di previsione registrino il segno positivo cioè di uno sviluppo verso la rivalorizzazione naturalistica dell’intera area. Un teatro che rappresenta – per dirla ancora con il testo dell’interrogazione – «un unicum in Italia».
Per completezza storica dobbiamo ricordare che già intorno al 2010 la questione “scuttling” aveva usufruito di un passaggio politico: è da quel periodo infatti che risultano depositate due proposte di legge, rispettivamente della LegaNord e dell’allora IDV – Italia dei Valori, peraltro mai portate avanti poi da alcuno e rimaste giacenti, proprio in virtù dell’immobilismo subentrato sull’intera faccenda.

Tornando alla cronaca di oggi, ci corre obbligo invece raccontare che, sempre nell’ambito di MareNordEst, c’è stato un altro momento che per l’elevato spessore dei contenuti e la caratura dei relatori ha costituito un po’ l’evento di punta sulla questione scuttling, e cioè la conference denominata proprio “Scuttling: tecnica di affondamento di una nave a favore dell’ambiente”, inserita nella sezione “I Mestieri del Mare”, alle 18:30 di sabato 20 maggio. In questo incontro pubblico molto partecipato il Contrammiraglio Francesco Chionna, ex-comandante di ComSubIn; il sottotenente di vascello Anna Tosone, laureata in ingegneria civile ambientale a Genova; e la dr.ssa Sara Andreotti, biologa marina con specifica competenza anche sulla zona, hanno compiutamente intrattenuto sui rispettivi settori di pertinenza con educative relazioni circa i vantaggi ambientali e le potenzialità naturalistiche connesse ai progetti di affondamento pilotato.
Il dr. Maurizio Spoto, direttore dell’AMP di Miramare a Trieste, è infine intervenuto dal pubblico puntualizzando sia in merito a un report di stampa che rilanciava improvvidamente come lo scuttling sarebbe potuto avvenire “vicino” all’AMP sia rispetto a un passo documentale fuorviante che addirittura dava lo scuttling possibile al suo interno – mentre invece è stato chiarito come devesse essere effettuato solo “all’infuori della zona B dell’AMP” – e ha comunque richiamato alla prudenza nelle deduzioni sulle conseguenze naturalistiche in fatto di affondamenti pilotati e alla necessità di studiare ancor più approfonditamente l’eventualità scuttling, rendendola anche un’occasione di ricerca continuativa dopo l’eventuale installazione del relitto, una sorta di laboratorio e di osservatorio permanente… come del resto è da sempre auspicato tra le opportunità previste dai promotori di TSD-Trieste Sommersa Diving, l’associazione proponente.
Insomma, ora la sfida è ancora più aperta, ed è una sfida di carattere culturale molto profondo, in grado di incidere positivamente e in molte zone costiere – particolarmente dell’Adriatico – sulla valorizzazione ambientale, sullo sviluppo sostenibile, sul turismo naturalistico, sul contrasto alla pesca illegale indiscriminata, sulla ricerca nelle scienze del mare e su una maggior consapevolezza dei subacquei tutti. Un cambio di mentalità nelle istituzioni, una promessa di futuro. Non più utopistica bensì mantenibile.

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