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Se vi dicessero che nel golfo di Trieste, durante la 2^ Guerra Mondiale, c’era una base segreta di sommergibili tedeschi? Non ci credereste? Beh, fate apnea davanti alla baia di Sistiana e potreste ancor oggi sfiorare in punta di pinne nientemeno che un minisottomarino monoposto della KriegsMarine: il misterioso Molch.

A cura di Redazione e Chiara Scrigner. Foto subacquee Fabio Iardino. Foto esterne Chiara Scrigner. Contributo storico Maurizio Radacich.

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Nei fondali pianeggianti e di non sempre estesa visibilità posti proprio di fronte alla località triestina di Sistiana giace quella che oggi è diventata una pacchia per i fotosub e i biologi subacquei amanti dei nudibranchi (come accade del resto un po’ in tutta la zona), e si trova a profondità da snorkeling (o quasi): il relitto di una classe di sommergibili tedeschi dell’ultimo conflitto mondiale. Sommergibili poco noti e molto speciali. Con ogni probabilità una delle famigerate “armi segrete di Hitler” che, tecnologicamente avanzate per l’epoca nonché d’impiego ultra-specializzato, il regime del Terzo Reich tentò di mettere in campo per ribaltare le sorti della guerra ormai segnate. Il battello aveva due peculiarità assolute: era “tascabile”, lungo cioè poco più di due auto familiari messe in fila; e poteva essere impiegato e pilotato in combattimento da un solo sommergibilista. Che, a dir il vero, dovette assomigliare un po’ ai tragicamente noti Kamikaze giapponesi, data l’improbabilità di riuscire a prevalere in un eventuale scontro navale, sebbene per le sue dimensioni così contenute fosse armato pesantemente con ben 2 siluri d’impiego differenziato e si presentasse perciò come un’insidia potenzialmente letale. Così com’è probabile che le sue dimensioni tanto contenute fossero state concepite per una più efficace manovrabilità in fondali tendenzialmente piuttosto bassi, cioè proprio quelli caratteristici dell’alto Adriatico.

Identikit del Molch
Soprannome: “salamandra – o tritone – di Adolf” (molch = salamandra, in tedesco).
Lunghezza: 10,8 metri.
Larghezza: 1,82 m.
Dislocamento: 11 tonnellate circa (secondo l’allestimento).
Propulsione: elettrica, a batterie-accumulatori, motore monoalbero da 13 HP tipo quello di un siluro.
Velocità massima: 4,3 nodi in superficie, 5 in immersione.
Autonomia in occultamento (sott’acqua): 50 miglia.
Massimo tempo d’immersione: 50 ore.
Profondità limite d’esercizio: – 40 m.
Armamento: 2 siluri (di cui 1 per bersagli di superficie e 1 per target sommersi).
Unità prodotte: 390 (sommando il 1944 e il 1945), presso il cantiere Flender, Lubecca (Germania).
Impiego: sorveglianza difensiva costiera delle zone sotto occupazione tedesca nel periodo fine 1943-45
Base sommergibilistica: impiantata in segreto sul posto nell’autunno del 1943.

L’esemplare in foto esterne del nostro articolo è stato fotografato in esposizione nella mostra “Nel mare dell’intimità – l’archeologia subacquea racconta l’Adriatico”, a Trieste, ex Pescheria – Salone degli Incanti, in Riva Nazario Sauro, 1 … arrivato lì dal museo de Henriquez (il collezionista Diego de Henriquez – Trieste, 1909-1974 – l’aveva recuperato dal fondo del mare nell’agosto del 1945). La mostra è ancora aperta al pubblico, fino al 1° maggio prossimo.

Oggi che proprio a proposito del Parco Navale del golfo di Trieste si è così prossimi in tale zona alla realizzazione della prima esperienza di affondamento pilotato di naviglio a scopo di rivalorizzazione ambientale (= “scuttling”), documentandosi sul Molch si apprende che il sorprendente battello subacqueo da guerra fu un caso emblematico di scuttling secondo l’originaria accezione militare di questo termine: fu cioè “autoaffondato” dai tedeschi sul finire del conflitto, prima che abbandonassero l’area – e con l’esemplare di Sistiana molto probabilmente anche svariati altri, fatti inabissare, danneggiati o asportati – in modo che simili macchine belliche non fossero catturate ancora funzionanti dagli Alleati.

Immergersi oggi sul relitto del Molch
Il relitto del Molch di Sistiana si trova ancor oggi alla bellezza di 9 (nove) metri di profondità! A questo punto penserete che sia facile localizzarlo, ma non è così. In passato a volte qualche anima pia ci attaccava una sagola per scovarlo. Allora voi direte “ma possibile che a soli 9 metri proprio non si riesca a trovarlo?” Purtroppo, a causa della visibilità spesso ridotta, talvolta nemmeno dopo un’ora di ricerca si viene a capo dell’impresa. Comunque è risaputo dai subacquei della zona che bisogna prendere delle mire da terra, ovvero: guardando le cabine spogliatoi, prendiamo come riferimento la seconda da sinistra. Poi ci giriamo verso il mare e, quando il faro rosso del porto sulla destra è allineato con noi, più o meno ci dovremmo essere sopra il fantomatico relitto. E parliamo di nemmeno una decina di metri dalla riva! È perciò molto comodo arrivarci da terra, come detto dista veramente poco dalla spiaggia e, premesso che sia stato ben localizzato, la barca non serve. L’immersione è libera (nel senso accessibile a chiunque) ma dipende dalla stagione: durante il periodo estivo non si possono fare immersioni in orario di balneazione. Prima o dopo sì. Durante il resto dell’anno in tutta l’area antistante la spiaggia del Castelreggio è possibile invece immergersi liberamente. In ogni caso conviene informarsi in Capitaneria di Porto a Trieste e/o presso il locale Sistiana Diving Center. Come ci accoglie il relitto? È in uno stato di conservazione ancora accettabile, nel senso che sono presenti le immancabili incrostazioni e sabbia ovviamente, ma tutto sommato si riesce ancora a capire che si tratta di un sommergibile vero e proprio, anche se non sono più presenti né periscopio né siluri (il primo c’è stato fino a non troppi anni fa).
Perché uno oggi come oggi dovrebbe volersi immergere sul Molch di Sistiana? Solitamente ci si va per due motivi: il primo è l’interesse storico del relitto, accessibile anche a subacquei alle prime armi che possono dire di aver visto un vero sommergibile affondato. Il secondo è l’interesse biologico, infatti come spesso succede i relitti sono popolati da flora e fauna in abbondanza, e il Molch non è da meno. Ci si possono trovare diverse specie di nudibranchi, spugne, molluschi, crostacei e a volte cavallucci. È insomma un’immersione insospettabile nel saper mescolare sapientemente il fascino del mistero con quello di straordinarie forme di vita.

Curiosità meno note sul Molch

A questo punto, essendoci venuta voglia di qualche ulteriore approfondimento, l’abbiamo cercato da un esperto appassionato, Maurizio Radacich, che sul Molch – in particolare sul relitto di Sistiana – ha anche scritto molto in un suo libro di prossima pubblicazione dal titolo “Sistiana. Da portum Sistigliano a Portopiccolo” (in corso di stampa, uscirà entro l’anno per le edizioni del Gruppo Speleologico Flondar del Villaggio del Pescatore).
Signor Radacich, quando e da parte di chi avvenne il ritrovamento del Molch di Sistiana?
«Il relitto è stato ritrovato dalla Guardia di PS Giovanni Macor e dal maresciallo PS Arnaldo Umek nel 1971.»
Le sembra plausibile che ce ne siano altri?
«Nel 1967 avevano già individuato un altro Molch, poi recuperato e portato al museo di La Spezia.
Come scritto nel mio libro in uscita che avete citato, il Maresciallo Umek era in possesso di un disegno, fatto su un foglietto di quelli un tempo utilizzati dai camerieri per fare il conto (del ristorante Tre Noci di Sistiana), realizzato negli anni ’60 da un ex ufficiale della marina germanica in vacanza a Sistiana su cui questi aveva tracciato per sommi capi la baia di Sistiana e segnalato dove aveva affondato i Molch. Su tale disegno si notano dei trattini che stanno ad indicare i Molch (ben tre nello stesso luogo) e più discosto verso Portopiccolo un altro segno – tre piccoli tratti – che potrebbe indicare un ulteriore Molch.»
Le risulta che questo o altri esemplari della serie abbiano mai veramente ingaggiato battaglia? E nel caso con quali esiti?
«I Molch furono usati per un’incursione in territorio francese (riportata anche in internet) ma non ebbero molta fortuna. Sta di fatto che quelli di Trieste non furono mai impegnati in azioni belliche. A Sistiana giunsero da Verona 29 Molch (erano partiti in 30 ma uno fu distrutto durante un’incursione aerea) e furono alloggiati in almeno due luoghi della Baia: Caravella e Castelreggio. Sicuramente una decina in zona Caravella, come si può vedere dalle foto fatte da Diego de Henriquez nell’agosto del 1945, foto conservate presso il Civico Museo Diego de Henriquez di Trieste.»
E della base sommergibilistica segreta che ci dice?
«I Molch venivano alati in mare in tre luoghi, sicuramente presso l’attuale stabilimento della Caravella (e di questo esistono alcune immagini in un filmato su Youtube intitolato Weekly Revuew N. 206 Danger in Trieste.) Un altro castello di alaggio si trovava dove oggi abbiamo il molo di Castelreggio e, anche a detta di un articolo su “Il Messaggero Veneto” del 1° aprile 1967 … presso l’attigua spiaggia ghiaiosa di Castelreggio stesso.»

Un prossimo evento a tema
Per chi volesse saperne ancor di più c’è anche una ulteriore preziosa occasione ormai imminente: lunedì 9 aprile prossimo, alle ore 19:30, in località Scoletta dei Calegheri – San Tomà, a Venezia, si terrà a cura dell’Associazione Sommozzatori RariNantes Venezia, l’incontro dal titolo “I Sommergibili tedeschi Molch” (nona serata della serie “La storia sotto il mare”), relatore Lorenzo Lucia dell’Associazione Culturale Novecento. Relatore e associazione che già nel gennaio del 2016 ebbero a promuovere la proiezione del documentario dal titolo “Molch, base segreta” di cui lo stesso Lorenzo Lucia è il regista e videoperatore subacqueo.

1 Comment

  • Gaio Saverio Fabbri
    Posted 9 Aprile 2018 19:44 0Likes

    Ho trovato l’articolo molto interessante, in quanto ha svelato una realtà a me sconosciuta; a quanto ne sapevo i sommergibili tascabili operanti nell’Alto Adriatico erano da retrodatare all’epoca della Guerra Fredda con la Jugoslavia di Tito e l’Italia della Nato, che si fronteggiavano non solo sui confini terrestri ma anche marini (vedi esemplare di sommergibile tascabile della marina Jugoslava, conservato al Museo di Pivka http://parkvojaskezgodovine.si/it/). Invece anche la Kriegsmarine nazista già all’epoca ne aveva di schierati in campo a supporto dei mezzi della Marina della RSI, maiali, barchini etc… Bel pezzo con i giusti riferimenti bibliografici e internet; in più per i sub le giuste indicazioni per la non facile localizzazione del relitto.

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