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È questo il titolo del libro dell’archeologo Sebastiano Tusa che tutti gli appassionati di archeologia e di subacquea dovrebbero leggere. Per riflettere utilmente sul “Mare nostrum” di ieri, di oggi e di domani

A cura di Romano Barluzzi

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”11217″ content_image_size=”full” content_title=”ebastiano Tusa durante la presentazione di Primo Mediterraneo, il suo libro, in occasione dell’ultima serata annuale dell’HDSI all’Hotel Mattei di Ravenna, dopo la visita al MAS Museo delle Attività Subacquee” lightbox_effect=”fade” margin_bottom=”20″ el_file=””]

All’ultimo recente incontro serale dell’HDS Italia, come avevamo preannunciato, è stato ospite e relatore Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia nonché attuale Presidente dell’Accademia di Scienze e Tecniche Subacquee. Sebastiano Tusa nella circostanza ha presentato il suo libro “Primo Mediterraneo”, per i tipi di “Edizioni di storia e studi sociali”, mostrando tra l’altro fotogrammi e video – molti dei quali inediti – sulle più recenti campagne archeologiche nei mari della Sicilia. Ma soprattutto presentando con ciò una serie di spunti sui contenuti stessi del libro. Ora, dopo attenta lettura, riscontrata anche da diversi nostri appassionati, possiamo recensirlo per voi a ragion veduta. Diciamo subito che l’intero libro mantiene ciò che promette il suo eloquente sottotitolo: “Meditazioni sul mare più antico della storia”. Ma come si arriva a poter meditare se prima non si conoscono fatti, personaggi, luoghi e storie? Eppure sappiamo tutti quanto la conoscenza dei singoli accadimenti storici – e spesso anche di come sono stati appurati, tramandati ecc –, diciamo quel che un tempo era considerato l’approccio “scolastico” alla storia, a sua volta non si riveli poi sufficiente per quella visione d’insieme che sarebbe invece opportuno e necessario ricavarne. Si fatica di solito a mettere a fuoco i collegamenti, a porre in relazione epoche con geografie, popoli con politiche. L’Autore in quest’opera esaudisce precisamente questo desiderio e lo fa con tutta la semplicità e l’immediatezza di un libro tascabile ma strapieno di informazioni, dati, notizie e deduzioni. E in ciò completamente autonomo. I reperti archeologici risultato di molte esplorazioni subacquee – fortuite o pianificate, antiche o moderne –, che tanto hanno fatto sognare molti di noi attraverso le cronache dei media, sono la base da cui partono e si sviluppano le considerazioni del libro. Ma anche in questo caso certi ritrovamenti, che ci sono sempre stati presentati come l’esito di mirabolanti cacce al tesoro fini a se stesse, o al massimo con approfondimenti sui soli aspetti tecnici specifici, assumono un contorno tutto diverso: sono loro stessi a ricreare finalmente il contesto della storia che raccontano. E l’arco temporale coperto spazia dalla preistoria al medioevo. Già la titolatura dei capitoli esprime quella dinamicità con cui viene fatta rivivere la storia e che pervade ogni parte del libro: “il viaggio”; “l’incontro e lo scambio”; “miti e riti”; “i mezzi, i metodi e le tecniche”; “le norme, le regole e le consuetudini”; “le tragedie, i relitti e le battaglie”. Se ne parla attraverso le azioni degli uomini, il fluire delle genti. Per non dire dei loro usi, costumi e passioni in capitoli come “Il mare, alimento del corpo”, “Il vino, alimento del convivio”, “Il corallo, alimento dello spirito”. Oppure con le considerazioni sui porti e sulle coste, come in “Approdare”, dell’ultima parte. Una citazione su tutte contenuta nel libro – solo uno dei tanti esempi fattibili – recita così: «Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto. (…) incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno: accanto a Venezia, nella sua falsa immobilità, l’imponente agglomerato industriale di Mestre; accanto alla barca del pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio devastatore dei fondi marini o le enormi petroliere. (…) immergersi nell’arcaismo di mondi insulari e nello stesso tempo stupire di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare.»
Ecco perché consigliamo a tutti la lettura di questo libro: perché è un libro per tutti. Che allo stesso tempo non dispiacerà neanche agli esperti né ai tecnici più specialisti, basti considerare la ricchezza di fonti puntualmente tracciate nella corposa e curata bibliografia, valida per qualsiasi approfondimento. Di tutte le moltissime pubblicazioni esistenti e reperibili intorno alla materia dell’archeologia subacquea ci sentiamo proprio di confermare che questa mancasse del tutto, e si può esser lieti che adesso finalmente ci sia.
Ulteriore informazione connessa è che l’autore Sebastiano Tusa sarà presente anche all’EudiShow a Bologna ormai imminente – dal 3 al 5 marzo – nella sua già ricordata qualità di presidente dell’Accademia di Scienze e Tecniche Subacquee.
Mentre intanto – giusto per tornare alla serata di presentazione del libro a Ravenna – Vincenzo Cardella, il celebre “bibliotecario magico” custode del MAS, ci ha raggiunto con questa nota prima di andare in pubblicazione e volentieri la integriamo a testimonianza del continuo grande fermento culturale che anima il Museo: «In seguito ai preparativi per la serata dell’HDS-Italia ho terminato anche la musealizzazione della moneta donataci dal socio onorario HDSI Elio Galeazzi – la vedete in foto – proveniente da tesoro dell’Egypt (http://www.hdsitalia.org/articoli/elio-galeazzi), socio scomparso qualche anno fa. La Sterlina d’oro fu donata dal presidente Quaglia agli uomini che parteciparono al recupero… Comunque anche a Sebastiano Tusa è piaciuto molto il MAS e la sua attività avendolo visitato la mattina di sabato – il giorno del raduno serale dell’HDSI – insieme a sua moglie, a De Strobel e consorte, a Vittorio Giuliani e a me.»
Cogliamo dunque l’occasione per ricordare anche i riferimenti del MAS – Museo nazionale delle Attività Subacquee, ubicato a Marina di Ravenna in Piazza Marinai d’Italia, sottolineando che è sempre visitabile in maniera guidata nella sua nuova sede di 300 mq accordandosi con lo stesso Vincenzo Cardella al 338.726.5650.

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