Intervista d’autore al capo-spedizione Andrea Murdock Alpini mentre è appena iniziato il periodo esplorativo sul relitto dell'Andrea Doria. “Un lembo di Patria”, di nome e di fatto.

A cura di Marco Mori. Foto in gentile concessione da Fondazione Ansaldo e Globus edizioni

Genova, Italia. Andrea Murdock Alpini, esploratore subacqueo e appassionato di storia marittima, è agli ultimi preparativi per la nuova straordinaria avventura che vi abbiamo anticipato sul leggendario relitto dell’Andrea Doria.

Con la sua spedizione intitolata “Un lembo di patria”, Andrea Murdock Alpini mira a documentare in dettaglio l’intero relitto della nave e ad esplorare anche la prua della Stockholm, giacente a circa un miglio e mezzo di distanza.

La sua missione al completo è quella di riportare alla luce storie e aneddoti dimenticati, documentando lo stato di conservazione del relitto e creando un libro sulla spedizione.

Ma sentiamo direttamente da lui cosa c’è in ballo, avendo avuto l’opportunità di intervistarlo a poche ore dalla partenza, per scoprire le motivazioni che lo spingono a tornare sul relitto e le sfide che dovrà affrontare insieme al suo team durante questa spedizione unica nel suo genere.

M.M. (Marco Mori) – Qual è la tua motivazione principale nel ritornare sul relitto dell’Andrea Doria e affrontare le sfide che comporta?
A.M.A. (Andrea Murdock Alpini) – La motivazione principale di quest’anno è documentare l’intero relitto dell’Andrea Doria, non solo una parte. Inoltre, desidero esplorare la prua della nave Stockholm, che si trova a circa un miglio e mezzo di distanza dall’Andrea Doria, per valutarne lo stato di conservazione. Altre motivazioni includono il test di attrezzature PHY DIVING, la scrittura di un libro innovativo con tutti i documenti di archivio della Fondazione Ansaldo e gli studi condotti negli ultimi tre anni. Inoltre verranno realizzate delle riprese e se tali video saranno di buona qualità, ne sarà ricavato un filmato che potrebbe essere presentato al prossimo EUDI Show di ottobre 2023.

M.M. Hai già effettuato immersioni sul relitto dell’Andrea Doria in passato. Quali sono le differenze principali che ti aspetti di trovare questa volta? Volete entrarci?
A.M.A. Le differenze saranno legate alle condizioni del relitto. Lo scorso anno sono stato nella zona poppiera e in una piccolissima parte della zona centrale. Quest’anno, vorrei esplorare la zona centrale, che è fortemente collassata e distrutta dal tempo. Mi aspetto di trovare una zona caotica, difficile da riprendere e in cui è complicato lavorare a causa delle condizioni complesse. Anche la parte di prua, leggermente staccata dal corpo principale del relitto, mi interessa per la documentazione. Non consideriamo la penetrazione come obiettivo principale; ma, se ci saranno opportunità, proveremo a fare piccole penetrazioni. Tuttavia, l’immersione è molto complessa rispetto a una miniera o una grotta, poiché il relitto è completamente collassato e le correnti molto violente riducono la visibilità a zero. Quindi, se troveremo ambienti idonei, faremo delle penetrazioni; altrimenti non è il nostro obiettivo principale.

M.M. Durante questa spedizione sul relitto dell’Andrea Doria, quali “nuove” tecnologie o attrezzature utilizzerai per facilitare le tue immersioni e quali vantaggi pensi che apporteranno?
A.M.A. Quest’anno, utilizzerò per la prima volta un circuito chiuso (un rebreather) per le immersioni. Ciò permette un ingombro minore e più tempo per risolvere eventuali problemi sul fondo. Tuttavia, una sfida con il circuito chiuso è pinneggiare in modo sostenuto per un lungo periodo contro la corrente. Per affrontare questa difficoltà, il nostro sponsor – la TESEO – ci ha fornito un nuovo modello di trascinatore subacqueo che verrà presentato per la prima volta proprio con questo impiego sull’Andrea Doria. Tuttavia, dato che il mio ruolo principale sarà la documentazione video, ho preferito concentrarmi sulla ripresa e lasciare gli scooter ai miei due compagni di team.

M.M. Il relitto dell’Andrea Doria è noto per la sua bellezza e importanza storica. Quali sono gli aspetti più affascinanti che ti spingono a tornare a esplorarlo ancora una volta?
A.M.A. Gli aspetti più affascinanti per me sono legati al significato storico della nave. Al momento, le immersioni sono solo un pretesto per poter raccontare le storie che ho studiato negli archivi, nei libri e attraverso la documentazione raccolta negli ultimi tre anni. Mentre l’anno scorso lo scopo principale era il relitto stesso, quest’anno l’immersione è solo un mezzo per raccontare storie, aneddoti e aspetti nascosti del naufragio legati alle vite delle persone a bordo. Ci sono luoghi specifici che vorrei riconoscere per poter raccontare storie particolari, come la zona della collisione, dove si trovava la cabina di Linda Morgan. La bambina che durante la collisione è stata “raccolta” dalla prua della Stockholm e si è svegliata nel suo letto a bordo della Stockholm stessa. Vorrei anche provare a identificare i ponti dove si trovava il garage e cercare frammenti di automobili, come il prototipo GHIA di Chrysler e le 5 automobili Lancia B24 Spider. La prua è un’altra zona di notevole interesse, in particolare il “taglia mare” e gli “occhi di cubia”. Inoltre è importante la zona dell’elica e lì cercheremo la scritta Genova per ricordare da dove è partita la nave e da dove è iniziata la nostra spedizione, con il patrocinio della Fondazione Ansaldo e del Comune di Genova.

M.M. Essendo uno dei siti di immersione più pericolosi, quali sono le principali difficoltà tecniche che devi affrontare durante le immersioni sul relitto dell’Andrea Doria e come ti prepari per far fronte a queste sfide?
A.M.A. Mi sono preparato negli ultimi mesi in diversi modi, cercando di ricreare le situazioni che troverò sul relitto. Per immergermi con un circuito chiuso, ho fatto molte immersioni nei relitti del Mar Baltico con acqua fredda, torbida e scarsa visibilità. Mi sono allenato anche a pinneggiare contro corrente senza scooter nell’area dello Stretto di Messina sul versante calabrese a Scilla. Questo mi ha permesso di imparare a gestire le correnti imprevedibili e ad affrontare situazioni estreme. L’ostacolo principale che affronterò sul relitto dell’Andrea Doria sarà per l’appunto la corrente, che può raggiungere velocità di 3-4 nodi.

M.M. Puoi condividere con noi qualche aneddoto o esperienza personale che hai vissuto durante le tue immersioni sull’Andrea Doria e che ti ha particolarmente colpito?
A.M.A. Durante la mia precedente immersione sul relitto dell’Andrea Doria, l’anno scorso, ricordo un momento in cui le bombole attaccate alla “safety line” sono state spinte fino in superficie a causa della corrente. Ero preoccupato perché conoscevo le conseguenze di quella corrente, ma fortunatamente siamo riusciti a immergerci in condizioni gestibili e ho potuto girare un filmato discreto per circa 20-25 minuti. Successivamente, la corrente è aumentata di nuovo e durante la decompressione si fece così forte da strapparmi l’erogatore di bocca! È stata un’esperienza intensa da affrontare…

M.M. Come ti senti a far parte della ristretta cerchia dei maggiori esploratori dell’Andrea Doria? Cosa consiglieresti a chiunque abbia interesse a cimentarsi nell’esplorazione sub di siti storici come questo?
A.M.A. Mi sento fortunato ad aver raggiunto questo obiettivo, per me importantissimo e fortemente desiderato. Consiglio a chiunque abbia interesse a esplorare il mondo subacqueo e fare immersioni in luoghi storici di avere molta umiltà e di capire le proprie reali motivazioni. È importante comprendere il contesto storico, politico ed economico che questi luoghi rappresentano e approcciarsi alle immersioni con rispetto e preparazione adeguata. Serve anche una forza di volontà superiore alla complessità delle sfide tecniche e una grande creatività nel trovare soluzioni durante le situazioni difficili.

M.M. Puoi darci un’anteprima sul tuo prossimo libro? Qual è il tema principale e cosa ci possiamo aspettare di trovarci dentro?
A.M.A. Il mio prossimo libro si intitolerà proprio come la spedizione: “Un Lembo di Patria”. Il libro racconterà il lavoro svolto negli archivi in quasi quattro anni di studio, riportando alla luce documenti scomparsi o segreti, documenti inediti e storie che non sono mai state raccontate. Voglio coinvolgere i lettori nei retroscena politici, economici e sociali di quel periodo in Italia e negli Stati Uniti. L’obiettivo è far comprendere il contesto in cui si è verificato il naufragio dell’Andrea Doria. Il libro conterrà anche storie relative alla mia prima spedizione sull’Andrea Doria, chiamata “La Grand Dame”. Saranno presenti moltissime storie e aneddoti mai raccontati prima, offrendo una nuova prospettiva. Spero di poter presentare un’anteprima degli scritti durante l’evento stesso.

M.M. Quali sono state le ricerche scientifiche più interessanti che hai condotto finora nel campo dell’esplorazione subacquea? Ci sono nuovi aspetti che vorresti esplorare o approfondire in futuro?
A.M.A. Ho collaborato con l’Università di Padova e il Master in Medicina Subacquea e Iperbarica diretto dal professor Gerardo Bosco. In collaborazione anche con il CNR, condurremo ricerche sulla decompressione, lo stress durante le spedizioni avanzate e indicatori relativi al sonno. Raccoglieremo campioni biologici per analizzarli e comprendere come variano i processi fisiologici durante immersioni impegnative come quelle sull’Andrea Doria, che durano oltre due settimane con 70 metri di profondità per 100 – 120 minuti di “runtime”. L’idea è di studiare gli aspetti fisiologici e migliorare le conoscenze sulla decompressione in condizioni considerabili estreme.

M.M. Puoi descriverci brevemente il tuo team di supporto per questa spedizione sul relitto dell’Andrea Doria? Quali sono i ruoli chiave e come lavorate insieme?
A.M.A. Il mio team di supporto per questa spedizione sul relitto dell’Andrea Doria è composto da membri italiani, David Danna e Marco Setti, oltre ai membri americani. Il capitano della nave D.V. Tenacious, Joe Mazraani, è una figura chiave con cui ho lavorato molto per ottenere davvero il massimo dalla spedizione.

M.M. Quali sono gli sponsor o i partner principali che supportano questa spedizione sul relitto dell’Andrea Doria? Qual è il loro ruolo nel tuo lavoro di esplorazione sub?
A.M.A. Gli sponsor principali di questa spedizione sono PHY Diving Equipment, che ha in parte sostenuto economicamente la spedizione e fornito attrezzature; DEOX per gli analizzatori, Grade Equipment per il reel e la sagola, Coltri per i filtri e i materiali di ricarica (anche durante gli allenamenti), TESEO per gli scooter subacquei e il Museo del Mare di Tortona, che dedicherà una sala museale della sua sede per esporre i materiali raccolti. Inoltre, la Fondazione Ansaldo e il Comune di Genova offrono il loro patrocinio alla spedizione.

M.M. Quali sono state le principali sfide che hai affrontato nella creazione e nel lancio delle attrezzature PHY DIVING?
A.M.A. Le principali sfide andate a buon fine sono state trovare materiali innovativi e lavorare con la qualità del “Made in Italy”. Le attrezzature devono offrire comfort, leggerezza, resistenza e basso ingombro per facilitare il lavoro subacqueo. In particolare, le mute stagne sono state realizzate con nuovi materiali e tagli per resistere alle condizioni estreme del relitto, come freddo e abrasioni. Inoltre, è stato sviluppato un nuovo modello di “calidarium” per le immersioni in acque fredde e un nuovo sotto muta chiamato “TERMAE” che offre calore, comfort ed è idrorepellente. Queste attrezzature aiutano a migliorare l’esperienza di immersione e ad affrontare le specifiche sfide del relitto dell’Andrea Doria.

M.M. Hai mai incontrato ostacoli o momenti difficili durante le tue spedizioni sub? Come hai affrontato situazioni così e quali insegnamenti ne hai tratto?
A.M.A. Sì, ho affrontato diverse sfide durante le mie spedizioni subacquee, come ostacoli logistici, problemi tecnici, difficoltà ambientali e imprevisti con l’attrezzatura. Ho imparato a gestire queste situazioni grazie alla volontà e alla creatività nel trovare soluzioni sul momento. Ho imparato a mantenere la calma e a prendere decisioni rapide quando necessario. Ogni sfida affrontata mi ha insegnato a essere flessibile, adattabile e a imparare dagli errori. È importante avere un approccio resiliente e mantenere sempre la sicurezza come priorità assoluta.

M.M. Cosa porterai “in dono” all’Andrea Doria?
A.M.A. Porterò un piatto che è stato realizzato appositamente per questa spedizione. Ho commissionato 12 piatti dipinti a mano all’artista Emanuela Rossato, che ha collaborato spesso con me e ha realizzato disegni per i miei libri passati. L’idea è di lasciare uno di questi piatti come omaggio nell’Andrea Doria. Nasconderemo il piatto nel relitto, senza rivelarne la posizione, per evitare che venga rimosso o preso come oggetto da collezione. Il piatto numero uno sarà lasciato sull’Andrea Doria, mentre altri piatti saranno regalati a persone che hanno contribuito alla spedizione, come Stefano Carletti, l’ultimo sopravvissuto della prima spedizione italiana sull’Andrea Doria nel 1968 diretta da Bruno Vailati. Il piatto numero tre è stato donato all’assessore Bianchi del Comune di Genova come segno di gratitudine; e un piatto sarà dedicato sicuramente alla Fondazione Ansaldo.

M.M. Chiamerai Stefano Carletti prima della partenza effettiva?
A.M.A. Sì, ho intenzione di chiamare Stefano Carletti prima della partenza. L’anno scorso l’ho chiamato in aeroporto giusto un’ora prima del decollo come gesto di scaramanzia. Era felicissimo che dessi continuità al suo lavoro.
Quest’anno l’ho già chiamato alcuni giorni fa e mi ha fatto gli auguri per l’imminente spedizione. Se riuscirò, lo chiamerò dagli Stati Uniti come segno di unione tra la nave, la spedizione e il relitto stesso dell’Andrea Doria. Mi ha chiesto di portare un saluto speciale alla nave!

Infine, come amico e subacqueo, vorrei inviare i miei più sinceri auguri ad Andrea Murdock Alpini. Che la sua spedizione sul relitto dell’Andrea Doria sia coronata da successo, sicurezza e nuove scoperte! Che possa documentare e condividere storie affascinanti e significative legate a questo importante sito storico.

Andrea, ti – e vi – auguriamo il meglio in questa avventura. Sappiamo che affrontare le sfide di immersioni così impegnative per molti giorni richiede grande coraggio e preparazione, ma siamo sicuri che sarai – sarete – all’altezza del compito.

Tornate a noi con nuove storie da raccontare e ricordati che siamo tutti con te, supportandoti e seguendoti in questa incredibile esperienza subacquea.

Grazie ancora, Andrea Murdock Alpini, per aver condiviso con noi la tua passione e per averci ispirato con il tuo impegno nell’universo dell’esplorazione subacquea.

Buona fortuna!

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