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Misteriose “esplosioni” subacquee di gas in prossimità delle Formiche di Montecristo di origine sconosciuta. Ma ecco i risultati delle indagini dell’INGV. “Vulcani di fango”?

A cura della Redazione. Video da “iltirreno.it”

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”11636″ content_image_size=”full” content_title=”A sinistra, immagine delle emissioni subacquee riprese dal veicolo sottomarino a controllo remoto (ROV) dell’INGV di Portovenere. A destra, vista della zona di emissione, sorvegliata da una vedetta della Capitaneria di Porto” lightbox_effect=”fade” margin_bottom=”20″ el_file=””]

Il 16 marzo scorso, testimoniato da pescatori di un peschereccio operante in zona, è avvenuto un curioso episodio di origine ancora dubbia nel tratto di mare dell’Arcipelago Toscano al largo dell’isola di Montecristo. Un mare molto caro ai subacquei di tutta Italia e anche all’estero. I racconti parlano addirittura dell’innalzamento di una colonna d’acqua di alcuni metri sulla superficie del mare in prossimità delle Formiche di Montecristo. A quanto pare un simile sollevamento di acque marine potrebbe essere stato provocato da un improvviso degassamento del fondale. In pratica, si sarebbe liberata dal fondo in maniera tumultuosa una enorme bolla di gas – con ogni probabilità metano – che sarebbe stata in grado di perturbare il mare fino alla superficie. Alcuni giorni dopo è spuntato anche un video pubblicato dal Tirreno (http://video.gelocal.it/iltirreno/locale/misteriose-esplosioni-in-mare-al-largo-di-montecristo-ecco-il-video-dei-pescatori/78548/80077?ref=RHRD-BS-I0-C6-P5-S1.6-T1 )
attribuito ai pescatori che peraltro non mostra proprio la colonna d’acqua – sarebbe stato girato a fenomeno ormai in corso di risoluzione – ma piuttosto un’area ancora “agitata” della superficie, con evidenti turbolenze, emulsioni e cambiamento di colore, residuata dall’iniziale fase più acuta del fenomeno. La liberazione così vorticosa del gas dal fondo sarebbe stata “fredda”, cioè non accompagnata da innalzamenti focalizzati delle temperature della zona, il che ha fatto escludere che si potesse parlare di un fenomeno di vulcanesimo in senso stretto. Gli esperti hanno semmai ribattezzato l’episodio quale “vulcano di fango”. Ecco di seguito il comunicato emesso poche ore dopo dall’INGV Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dopo svolti tempestivamente i controlli nell’area anche con l’impiego di un ROV:

«Continuano le indagini nel tratto di mare tra le isole di Montecristo e Pianosa per comprendere il fenomeno di degassamento che, come segnalato il 16 marzo scorso da alcuni pescatori della zona, ha provocato l’innalzamento di una colonna d’acqua di alcuni metri sulla superficie del mare in prossimità delle Formiche di Montecristo.
Il Dipartimento di Protezione Civile ha incaricato l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di compiere indagini per comprendere l’ampiezza e le caratteristiche del fenomeno. I sorvoli, effettuati dalla Capitaneria di Porto con rilevazioni con telecamera termica, hanno evidenziato che le emissioni gassose non sono associate a variazioni di temperatura localizzate. Le analisi chimiche dell’acqua di mare, svolte dal gruppo geochimico dell’INGV di Napoli, hanno messo in evidenza un importante aumento della concentrazione di metano. L’ispezione con mezzi sottomarini a controllo remoto, condotta dal personale INGV di Portovenere, non ha individuato anomalie termiche localizzate. Dai risultati si è quindi potuto escludere che il degassamento avesse origine vulcanica. L’insieme degli elementi permette di restringere il campo delle ipotesi, indicando che si tratta di un fenomeno di tipo “vulcano di fango” in cui grandi quantità di metano fuoriescono in maniera vigorosa.
Al momento l’area è interessata solo da un degassamento diffuso di modesta entità. L’INGV continuerà le ricerche per determinare l’estensione dell’area interessata e meglio comprendere la genesi del fenomeno osservato.
»

Insomma l’episodio non è stato ancora del tutto chiarito nelle sue cause originarie. E allora lasciateci fantasticare: qualcuno ha letto il trhiller ambientalista subacqueo “Il Quinto Giorno”, di Frank Schätsing, e ricorda cosa succedeva a proposito dei banchi di idrati di metano scoperti dai protagonisti della trama? Non sarà il caso di rammentarsi sempre di come la realtà possa spesso superare la fantasia? O che il mare cela ancora più segreti della volta stellata?

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