Un’avventura tecnologica e umana quella che l’ingegner Guido Gay ha mirabilmente descritto circa la ricerca e il ritrovamento del relitto della corazzata Roma e di altri due celebri vascelli perduti in fondo al mare.

La redazione

[TS-VCSC-Lightbox-Image external_link_usage=”false” content_image=”8089″ content_image_size=”full” lightbox_size=”full” content_title=”Preparativi d’inizio serata per la presentazione video” attribute_alt=”false” content_image_responsive=”true” content_image_height=”height: 100%;” content_image_width_r=”100″ content_image_width_f=”300″ lightbox_group=”true” lightbox_effect=”fade” lightbox_backlight=”auto” lightbox_backlight_color=”#ffffff” margin_top=”0″ margin_bottom=”20″]

L’annunciata serata conviviale con lo scopritore della corazzata Roma l’ing. Guido Gay s’è regolarmente svolta il 12 dicembre scorso culminando con la cena tradizionale dell’HDS Italia al Grand Hotel Mattei di Ravenna.

L’evento ha caratterizzato il secondo appuntamento del ciclo “Incontri con la storia subacquea” organizzati dall’HDS-Historical Diving Society Italia, dopo quello che avvenne con il regista e scrittore Folco Quilici, sempre a Ravenna.

L’ing. Guido Gay ha coinvolto tutti i partecipanti con una emozionante relazione sullo svolgimento delle ricerche e del ritrovamento del relitto della corazzata RN Roma che fu opera sua nel giugno 2012 e che può considerarsi il suo maggior successo. Ma con l’occasione egli ha tracciato un excursus di tutta la propria storia di uomo di mare e velista “prestato” all’esplorazione strumentale dei fondali marini, una finalità per la quale è stato l’ideatore di tecnologie avanzate finalizzate all’esplorazione e alla ricerca negli abissi più profondi.

Inventore di Rov come Pluto, poi PlutoPalla e infine MultiPluto, oggi è in grado con quest’ultimo di compiere perlustrazioni, ispezioni e tutta una serie di altre manovre fino a quattromila metri di profondità, appoggiato in superficie dal catamarano (anch’esso di propria progettazione) battezzato Daedalus, a sua volta una sorta di laboratorio e officina meccanica navigante.

Presentato dal vicepresidente dell’HDS Italia, Federico De Strobel, non ha mancato di esporre anche i lavori relativi ad altri due relitti – quello del sommergibile inglese HSM Saracen e quello del piroscafo da trasporto truppe Francesco Crispi – che è riuscito a ritrovare proprio grazie alle sue tecnologie e i cui lavori sono illustrati nei rispettivi due libri di Ugo Gerini che vedete in foto.

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