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Mentre le altre didattiche ristagnano sorde ai nostri richiami, senza ancora far nulla per gli standard sulle disabilità, ASBI – Albatros Scuba Blind International sforna un’altra decina di nuovi sub non vedenti. A Gallipoli, con un corso esemplare di ben 5 giorni, liscio come l’olio. E con la Regione Puglia come partner

A cura di Romano Barluzzi

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Michele Iorio, Emanuele Dal Dan, Mauro Scarpa, Kedrit Shalari, Vincenzo Donadeo, Gregorio Impedovo, Ramona Botta, Alissa Peron, Alessandro Furioni: questi sono i nomi dei nove non vedenti e ipovedenti neo-brevettati subacquei ASBI, all’indomani dell’apposito corso svolto nello splendore del Salento, a Gallipoli, dal 7 al 13 ottobre scorso.

Gli istruttori specialisti di ASBI che li hanno affiancati, con costante rapporto di docenza di 1:1, instradandoli all’immersione subacquea, portano invece i nomi di Vincenzo Ladisa, Sofia Ravo, Nicola Di Trani, Simone Boiocchi, Daniela Ronconi, Savino Stallone, Irene De Mitry, Andrea Missere, Ettore Casaburi; ai quali s’è aggiunto all’occorrenza colui che ha ideato il metodo, portandolo alla validazione internazionale dell’esperienza maturata in 15 anni di attività, fino ai continui successi tecnici e umani di oggi, cioè il Trainer stesso dell’associazione, il labronico Manrico Volpi.

Partner dell’operazione – anche sotto il profilo istituzionale – un’intera regione, la Puglia, che ha co-finanziato il corso mediante partecipazione di ASBI a un progetto su bando. Va accreditato alla Regione di aver così mostrato grande lungimiranza per lo sviluppo di un proprio turismo sostenibile tramite l’appoggio al settore delle attività subacquee, riconoscendo implicitamente il grande valore di tali attività anche sotto questo profilo; oltre ad aver sancito la possibilità di un’ampia sensibilizzazione sociale nei confronti delle diversità e ad aver fatto un enorme passo avanti per la fruibilità e l’accesso alle sue coste, servizi e strutture da parte dei subacquei stessi. Come a voler sottolineare tutto ciò anche con la propria partecipazione personale, s’è registrata la presenza sul posto nientemeno che del Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano: entusiasta neo-subacqueo lui stesso, ha voluto tenere a battesimo i nuovi sommozzatori privi della vista di ASBI, stavolta scendendo anch’egli in immersione da sub brevettato.

Ma vorremmo sospendere qui l’elencazione pur doverosa della cronaca dei fatti, per lasciar spazio a considerazioni diciamo così più emotive.

Perché alla fin fine è di questo che stiamo parlando: emozioni. Che quelle restano per sempre, diventano motivazioni al proseguimento, costruiscono i ricordi. E nascono così all’improvviso che sembrano venire dal nulla. Però è tutt’altro che un nulla. Sull’abilità di osservare le cose e le forme di vita del fondale con il tatto anziché con la vista incide sì la naturale predisposizione dei non vedenti, che fanno questo durante tutta l’esistenza, ogni giorno, anche e specialmente all’asciutto. Ma sul perfezionamento di tale abilità negli habitat sommersi altrettanto si deve a questa metodologia che, pur rivolgendosi a chi non vede, fa dell’osservazione e della perlustrazione naturalistica il suo obiettivo prioritario.

Ed è così che i non vedenti “tornano a vedere” in immersione, come diceva di sé stesso Paolo Pinto – l’indimenticabile primatista mondiale nuotatore di gran fondo alla cui memoria l’associazione ASBI-Albatros è intitolata – quando, affetto da cecità nell’ultimo anno di vita, “riusciva ancora a vedere nuotando”, rammenta oggi la moglie Angela Costantino Pinto, vulcanica presidente dell’Associazione.

Ed è emozione pura, sia per i neo-sub non vedenti quando per la prima volta vengono messi in grado di percepire con i polpastrelli delle dita le infinite diversificazioni delle superfici, delle forme e delle consistenze degli organismi marini, sia per chi assiste al fenomeno come guida, sia per chi con occhi normali di subacqueo vedente “scopre” l’incredibile universo del toccabile. Apprende “l’arte di accarezzare” quei colori senza lo schermo oscurante di un guanto.

Allora non è più un’emozione solamente, bensì un vortice di emozioni. Contagiosissime e comunicabili. I respiri si alterano, il cuore parte a mille, la meraviglia inonda gli occhi dentro le maschere, quelli che vedono come quelli che non vedono più o non hanno mai visto. Perché i sorrisi parlano lo stesso linguaggio ovunque, anche in fondo al mare; come i vocalizzi di gioia dentro gli erogatori; e così pure l’apposito codice di segnali tattili reciproci da scambiarsi come un gioco sott’acqua!

Un riconoscitore subacqueo delle specie – davvero unico nel suo genere per la completezza delle specie presenti e perché sono riportate in foto, caratteri stampa e Braille in modo da far condividere le medesime informazioni in tempo reale tra il cieco e la sua guida – compie il resto di ciò che ogni volta pare il ripetersi d’un autentico prodigio. Un sortilegio di cui si diventa tutti, in un istante, prede e protagonisti al tempo stesso.  Nel metodo ASBI ci sono caratteristiche di così marcata tipicità che risultano evidentemente quelle le chiavi di tutto: il non vedente non viene trasportato né sospinto passivamente in giro, magari impacchettato come un salame; non viene manipolato di continuo dal suo assistente né da altri; e non si usano comunicatori vocali, “per stressarsi di parole anche sott’acqua”, come simpaticamente scherza (ma non troppo) uno degli allievi; no, niente di tutto ciò. E le simulazioni non sono finzioni teoriche astrattamente elucubrate solo a tavolino, bensì accurate riproduzioni quanto più fedeli possibile della realtà (in omaggio al vero ruolo pedagogico e formativo del concetto stesso di simulazione).

Il non vedente, tutt’altro che impedito nei movimenti, viene messo in grado di spostarsi autonomamente, nelle tre dimensioni, di prendere la direzione che vuole, di esplorare nel punto che lo aggrada di più. Insomma è lui, che sceglie; e alla sua guida va il compito di controllarlo, essere solidale al suo fianco, evitargli i pericoli e comunicare con lui tramite i segnali tattili previsti. La guida, l’istruttore, costituiscono quel che gli stessi non vedenti hanno ribattezzato “il proprio cane guida” sott’acqua!

Le immersioni non avvengono solo in piscina, bensì – in maniera addirittura prevalente – in mare: si tratta di cinque giorni completi, da mattina a sera, di almeno 8 ore ciascuno, tra cui teoria, piscina e non meno di 5 immersioni in mare, più spesso 6. Formula intensiva, si direbbe in gergo tecnico. Vista da fuori, l’espressione si traduce in “un gran lavoro”! L’indaffaramento infatti è continuo e palpabile ma al contempo lo diventa anche il coinvolgimento di tutti. E quando si cominciano a cogliere i risultati, quando si notano applicati quei principi che sembrano dettagli e invece fanno l’essenza di tutto, lì si avverte in pieno quanto nulla venga messo in atto per caso.

Prendiamo per esempio le mani di non vedente e istruttore/guida che si toccano reciprocamente nel gesto accoppiato del “rudder” (= timone), alias “palmo-palmo”, durante l’andatura: le dita non s’intrecciano, neppure per i soli pollici; la mano della guida non si avvinghia a quella dell’allievo, bensì si crea uno sfioramento, solo quel che basta perché la mano dell’uno avverta costantemente la presenza e la posizione della mano dell’altro. Altrimenti lo trascinerebbe o lo spingerebbe, che è esattamente ciò che non deve succedere, perché annienterebbe ogni sensazione di autonomia nel non vedente, mentre tale percezione e il suo consolidamento – “interiorizzazione”, si chiama così tecnicamente – è l’obiettivo finale del processo di apprendimento guidato altrimenti detto “corso” e deve ottenere semplicemente di orientare e condurre.

È solo in questo modo che gli allievi, nelle mani opportune e addestrate degli istruttori specializzati ASBI, fidandosene completamente, possono riuscire a interiorizzare movimenti corretti, senso della propria postura rispetto al contesto, regolazione dell’assetto, memoria tattile affidabile di quel che incontrano e tutto il naturale appagamento che da ciò scaturisce. È solo così che il loro volo può incominciare per farsi sempre più alto. Ed è in questo modo che si riaccende e arde quella “luce dentro”.

Nel frattempo, noi che abbiamo avuto il privilegio ancora una volta di vivere l’intera esperienza dell’ultimo corso ASBI per testimoniarvelo, gomito a gomito per cinque giornate con i suoi fantastici protagonisti – allievi, istruttori e staff di collaboratori, vedenti e non vedenti – ci siamo goduti da subito la verifica degli indicatori incrociati di gradimento e di qualità tecnica predisposti a fine corso, molte delle prime impressioni a caldo sul posto, i primi accordi dei neo-brevettati per le successive occasioni di fare immersione e turismo subacqueo insieme e, da giorni e fino a oggi, lo scorrere sul web come un fiume in piena dei liberi commenti entusiasti che i nuovi sub e le loro guide si scambiano, con foto e video a profusione.

Il pulsare vigoroso d’un unico cuore, una sola passione.

Anche queste … “tu chiamale, se vuoi, emozioni”!

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