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Dedicata all’archeologia subacquea che racconta l’Adriatico come “mare intimo”, la mostra si svolge fino al 1° maggio 2018 presso i suggestivi locali appositamente allestiti a Trieste, ex Pescheria – Salone degli Incanti, in Riva Nazario Sauro, 1. Andate a vederla, non ve ne pentirete.

La Redazione. Foto Chiara Scrigner.

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«…il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è il mare dell’intimità…» Ci piace il pensiero che sia stata proprio questa poetica definizione dello scrittore Predrag Matvejević – riportata nel suo libro “Breviario Mediterraneo” – ad aver ispirato anche in sua memoria il titolo della particolarissima esposizione triestina di cui stiamo parlando. Apertasi al pubblico il 17 dicembre scorso, resterà visitabile fino al 1° maggio 2018 e costituisce un’attrattiva culturale e tecnica senza precedenti, che abbiamo voluto visitare per voi. Per la prima volta vengono offerti al pubblico in una visione d’insieme relitti, opere d’arte e oggetti della vita quotidiana, merci destinate alla vendita e attrezzature di bordo, insomma un migliaio di reperti provenienti dai numerosi giacimenti sommersi e prestati per l’occasione da musei italiani, croati, sloveni e montenegrini nonché ora allestiti in uno spazio di oltre duemila metri quadrati. Il tutto accompagnato da un fitto calendario di eventi collaterali, visite guidate, attività per le scuole e laboratori didattici. L’iniziativa ha un’anima antica, espressa in maniera estremamente attuale: un rosario di racconti, anzi le mille e una notte dell’Adriatico, un libro aperto con le tante storie di uomini e donne che in ogni tempo hanno guardato l’Adriatico da una riva o dal ponte di una nave, che lo hanno invocato per placarne le furie o su di esso si sono avventurati alla ricerca di venti propizi, imprese e fortuna su navi spinte in volo dalle vele.

L’esposizione è stata curata da Rita Auriemma, Direttore del Servizio di catalogazione, formazione e ricerca dell’ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia che promuove e organizza l’iniziativa insieme al Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, la Federazione Archeologi Subacquei, il Croatian Conservation Institute, l’International Centre for Underwater Archaeology e numerosi altri partner italiani e stranieri, con il patrocinio del Ministero Beni e Attività Culturali e Turismo (MiBACT), del Ministero della Cultura Croato, del Ministero del Turismo Croato, del Ministero della Cultura Sloveno, di Promoturismo Fvg, con il contributo della Fondazione CRTrieste e grazie al supporto di Tiare Shopping Center. Media Partner: Il Piccolo.

L’allestimento, curato dall’architetto Giovanni Panizon, ha trasformato l’ex Pescheria-Salone degli Incanti di Trieste in un paesaggio d’acqua, un fondale sommerso che permette di leggere in maniera più globale l’intensità degli scambi culturali e dei traffici commerciali, la specificità della costruzione navale antica, la ricchezza delle infrastrutture e il dinamismo dei paesaggi costieri, le storie degli uomini che hanno attraversato questo mare intimo.

“Si è rinunciato a ogni intento di esaustività scegliendo di giocare con il tempo all’interno dei macrotemi che compongono l’esposizione”, recita ancora la comunicazione ufficiale della mostra: Lo spazio Adriatico, I porti e gli approdi, Le navi, Le merci, Gli uomini, Le attività, Le guerre, I luoghi sacri, Le migrazioni e La ricerca sotto il mare.

All’ingresso i visitatori sono accolti da un’installazione che illustra, con 22 modelli, le imbarcazioni che nei secoli hanno solcato l’Adriatico. Lasciandosi alle spalle il mare, si raggiunge uno spazio che riproduce in negativo lo scafo di una nave antica, nel quale i reperti archeologici svelano la cultura materiale e sociale cresciuta lungo le rive di questo mare.

Lo spazio libero che circonda il corpo centrale dell’allestimento raccoglie invece i grandi elementi: la riproduzione della sezione della nave di Zambratija, la nave cucita più antica del Mediterraneo, lo zoppolo di Aurisina, una marotta, la prua del sommergibile Medusa, affondato nel 1915 al largo delle Bocche di Lido, a Venezia, perché colpito dal siluro lanciato dal sottomarino U-11, tre cannoni in bronzo due dal Museo storico Navale di Venezia e uno da porto Garibaldi, il sommergibile Molch, e la ricostruzione scala 1:1 della sezione trasversale del relitto della IuliaFelix, ritrovata al largo di Grado, con parte del suo carico originale. Nel cuore del Salone degli Incanti, l’Agorà, trovano spazio le statue: la replica dell’Apoxyomenos, l’opera bronzea nota anche come l’atleta della Croazia, rinvenuta nel 1999 a est dell’isola di Lussino a 45 metri di profondità, il cd. Navarca di Aquileia, la statua funeraria in marmo di un ammiraglio ispirata ai modelli eroici della Grecia classica, ma risalente al I secolo d.C. I visitatori trovano, inoltre, l’Atleta di Barcola, la scultura in marmo greco rinvenuta durante gli scavi di una villa marittima eseguiti alla fine dell’Ottocento a Barcola (Trieste), copia romana di una delle sculture più famose di Policleto, il Diadumeno, e ancora il “principe” di Punta del Serrone, una statua bronzea che raffigura con ogni probabilità Lucio Emilio Paolo il comandante romano che sconfisse a Pidna, nel 168 a.C., Perseo di Macedonia, tra i generosi prestiti provenienti dal Museo Archeologico Francesco Ribezzo di Brindisi.

La mostra gode di un respiro internazionale conferitole dall’origine stessa dei reperti, provenienti da quasi 50 musei dislocati in quattro Paesi europei, e cioè Italia, Croazia, Slovenia e Montenegro oltre che da prestatori privati; oltre un migliaio i reperti che sono stati esposti. La mostra attinge più di un terzo dei suoi oggetti dalla Croazia. Diciassette le istituzioni croate coinvolte in questa impresa comune. Un precedente accordo bilaterale tra i due Ministeri dei beni culturali croato e italiano ha infatti facilitato la cooperazione tra i due Stati al fine di realizzare iniziative culturali congiunte, di cui la mostra in questione è sicuramente uno dei risultati più importanti. E viene proprio dalla Croazia la copia moderna dell’Apoxyomenos. Anche gli altri Paesi tra i quali la vicina Slovenia e in particolare il Museo del Mare “Sergej Mašera” di Pirano, hanno dato un significativo contributo. Dalla Slovenia arrivano la riproduzione di un’ancora romana con il ceppo originale, alcuni esemplari di ex-voto (i dipinti dove gli scampati facevano raffigurare le circostanze nelle quali erano stati salvati grazie all’intercessione della madonna o dei santi) e ancora una polena dorata raffigurante la mitica immagine della Medusa, anche simbolo di Capodistria, che ornava la prua del veliero Corriere d’ Egitto, di proprietà, come i velieri Istria e Zorniza, di due capitani e armatori capodistriani: i fratelli Nazario e Domenico Zetto.

L’accordo di collaborazione tra l’Erpac-Servizio catalogazione formazione ricerca e il Polo museale del Friuli Venezia Giulia per l’organizzazione della mostra, oltre al prestito di più di trecento reperti del Museo Nazionale dell’Archeologia Subacquea di Grado e del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, ha previsto il restauro del già citato Navarca, una fra le sculture più importanti del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ad opera dell’ERPAC. Il restauro del Navarca è solo la prima tappa di un più ampio progetto di studio e di restauro di alcune delle opere più importanti della raccolta storica del Museo Archeologico Nazionale, avviata dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, anche grazie a collaborazioni con diversi Enti e Istituzioni pubbliche e private, in occasione del totale riallestimento della collezione, che sarà fruibile al pubblico a partire dalla prossima primavera.

Tornando un attimo alla figura ispiratrice del titolo della mostra, il 7 febbraio 2018 al Teatro Miela, uno degli eventi collaterali della mostra sarà dedicato proprio a Predrag Matvejević, nel primo anniversario dalla scomparsa. Con Filippo Borghi, Fuad Ahmadvand al Santur e la regia di Mila Lazić, nello spettacolo Breviario Mediterraneo le parole di Matvejević si intrecceranno con la Polifonia mediterranea, un’installazione acustica composta da più voci nelle lingue del mondo in cui il libro omonimo Breviario Mediterraneo è stato tradotto.

Perché scegliere proprio Trieste per allestire questa mostra? Dall’organizzazione non hanno dubbi nel rispondere e nel proseguire così: «Crocevia d’Europa, intimo seno dell’Adriatico, punto d’incontro ideale tra due assi perpendicolari, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia segna da un lato il passaggio da Occidente a Oriente, dall’altro quello tra nord e sud, tra Mitteleuropa e Mediterraneo. È impressionante pensare a quanti popoli, dall’antichità a oggi, hanno navigato questo specchio d’acqua. Parte del cuore pulsante della vita triestina sono ancora oggi le Comunità Serbo Ortodossa e Greco Orientale: i due nuclei si costituirono proprio navigando l’Adriatico, per commerciare in quello che era il Porto dell’Impero austroungarico. Sempre a Trieste, che si trova a cavallo tra le due sponde di questo mare, si parla un dialetto di tipo veneto che costituisce una sorta di lingua franca comprensibile da Chioggia alla Dalmazia. Ciascuno di questi popoli ha lasciato dietro di sé una traccia che l’Adriatico, casa comune, custodisce. Trieste, quindi, città al centro, trait-d’union in questo mare che ha sempre unito e mai diviso.

La mostra è solo la punta dell’iceberg di un intrecciarsi di progetti di ricerca, di missioni congiunte, di joint ventures dai risultati eccellenti. È essa stessa un progetto di ricerca, un percorso di analisi e studio che trae le mosse dal cuore delle attività del Servizio catalogazione, formazione e ricerca dell’ERPAC: la conoscenza e la documentazione, in questo caso dei siti sommersi, nella grande banca dati e portale regionale SIRPAC, che raccoglie i beni culturali della regione.

“Nel mare dell’intimità” diverrà punto di partenza per altre iniziative e altri progetti, forse ancor più ambiziosi. Molte cose sono state pensate per sopravvivere dopo la mostra: lo studio di vari nuclei di materiali, gli interventi di restauro di altri, varie installazioni del percorso avranno una vita ben più lunga. Ad esempio la riproduzione a grandezza naturale della sezione trasversale della nave di Grado, con il carico originario di anfore riutilizzate per il trasporto di salse e conserve di pesce, probabilmente prodotte ad Aquileia, costituirà il primo nucleo dell’allestimento del Museo Nazionale dell’Archeologia Subacquea di Grado, nell’ambito di un accordo di valorizzazione tra Polo Museale del FVG, Comune di Grado ed ERPAC.

Infine, questa mostra sarà una necessaria riflessione sull’archeologia subacquea in Italia sulla quale, dopo le pionieristiche esperienze del secolo scorso, sembra essere calato il sipario e sul futuro del patrimonio sommerso, oggi che la Convenzione di Faro – che proclama il valore d’uso dell’eredità culturale da parte delle comunità che ne sono legittime proprietarie – sta divenendo parte della nostra legislazione. Già la Convenzione UNESCO 2001, divenuta Legge 157/2009, proponeva la musealizzazione in situ del patrimonio sommerso. Esemplare in questo senso è la lezione della Croazia, con 8 siti divenuti altrettanti parchi archeologici subacquei, innescando un processo virtuoso in cui anche il turismo subacqueo – turismo ad alta redditività e a forte vocazione ambientale – diviene turismo culturale e i sistemi turistici si pongono al servizio del patrimonio e della gente.

L’Ente ERPAC stesso, istituito con la LR 2/2016, va a colmare un vuoto. Con l’Erpac si è dato avvio a una visione globale e integrata della conoscenza, conservazione, restauro, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale del territorio. Ha assorbito funzioni, strutture e competenze dell’Azienda speciale Villa Manin, dell’IPAC, Istituto regionale per il patrimonio culturale del FVG, e dei Musei provinciali di Gorizia.

Si sta dimostrando importante e concreto strumento di regia e di valorizzazione del territorio triestino e punto di riferimento anche per gli Enti locali di tutta la Regione. L’ERPAC infatti contribuisce a promuovere gli istituti e i luoghi della cultura quali musei, ecomusei, biblioteche, fototeche e archivi, aree e parchi archeologici e complessi monumentali, nonché gli altri beni culturali, con un approccio unitario che guarda alla formazione degli operatori, attraverso corsi mirati per i diversi settori, e alla riqualificazione dell’offerta culturale, con occhio attento anche ai processi in atto a livello nazionale. Una realtà che, con la sua attività, sta delineando un percorso organico per le politiche culturali regionali. Non è un caso che, per questo periodo natalizio, l’ERPAC presenti una ricca e diversificata proposta con due mostre a Trieste – “Nel mare dell’intimità” per l’appunto e “Maria Teresa e Trieste” (Magazzino delle Idee) -, la mostra “La Rivoluzione russa. Da Djagilev all’Astrattismo (1898-1922)” a Gorizia, aperta al pubblico dal 21 dicembre al 25 marzo 2018, e la mostra “Perestrojka” a Gradisca d’Isonzo (Galleria Spazzapan), con la rilettura dell’utopia comunista attraverso le immagini della sua dissoluzione.

Per valorizzare il patrimonio culturale è necessario prima conoscerlo e amarlo. Ecco perché la mostra ha un forte intento didattico e divulgativo: non solo bambini e ragazzi fino ai 19 anni d’età entreranno gratuitamente, ma saranno organizzati, a cura dell’Immaginario Scientifico di Trieste, anche laboratori gratuiti ludo-didattici per bambini dai 6 ai 10 anni (le domeniche alle 15, già partite da gennaio 2018), visite guidate gratuite il sabato e la domenica mattina alle 11 (iniziate dal 31 dicembre 2017) e, sempre avviati da gennaio 2018, percorsi didattici riservati alle scuole. Inoltre, fino alla chiusura, la mostra sarà accompagnata da eventi collaterali a cura di Rita Auriemma, Pietro Spirito e Bonawentura Coop. soc. Il Miela: conferenze, docu-film, letture e spettacoli.»

Tutte le informazioni complete e approfondite si trovano sul sito ufficiale della mostra www.nelmaredellintimita.it . O interpellando l’e-mail info@nelmaredellintimita.it o il tel. +39 040 3226862 attivo in orario di apertura della mostra. Qui si potranno reperire news, notizie sempre aggiornate sulle iniziative collegate alla mostra e sui suo contenuti. Già attivo da subito l’hashtag #intimoAdriatico da seguire e da usare per condividere immagini, pensieri, commenti live sulla mostra, cercare informazioni e novità. Il Catalogo, edito da Gangemi Editore, curato da Rita Auriemma con la progettazione grafica di Trart, è disponibile al bookshop della mostra in versione italiana e inglese.

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