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Parliamo di quelli in alto Adriatico, in particolare dove non si penserebbe mai di trovare motivi d’interesse, come nel golfo di Trieste. Invece chi non ci fosse stato dovrebbe provare: resterebbe stupefatto dalle sorprese. Fino a innamorarsi di questo mare davvero speciale

La Redazione. Foto: Chiara Scrigner, Marco Fantin

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«Quando vado in giro per l’Italia capita spesso che mi chiedano dove m’immergo di solito e alla mia risposta “nel Golfo di Trieste” quasi sempre gli altri divers spalancano gli occhi e ti guardano come per dire: “ma questo è tutto matto”…» Esordisce così Andrea Sauro, titolare del centro d’immersioni Sistiana Diving (sulla baia di Sistiana, comune di Duino-Aurisina, alle porte di Trieste), istruttore subacqueo che conosce questi fondali come le sue tasche, alla nostra richiesta di descriverci “perché uno dovrebbe volersi immergere proprio qui?”. Poi il suo racconto prosegue, supportato più avanti da altre autorevoli voci.

«Subito dopo il primo stupore, come dicevo, i più educati si limitano a domande del tipo: “ma davvero si possono fare immersioni nel Golfo di Trieste?” Ebbene sì! Si possono fare eccome: e sono veramente belle, soprattutto ricche di emozioni e di soprese.

Ma andiamo con ordine perché in realtà queste caratteristiche sono proprie un po’ di tutto l’alto Adriatico, specie mantenendosi proprio nel versante italiano.

Da Chioggia a Grado, passando per Jesolo e Caorle, l’Alto Adriatico è disseminato di Tegnue o Trezze. Si tratta di affioramenti rocciosi organogeni carbonatici che emergono dai sedimenti nord adriatici tra i 10 e i 40 m di profondità. Tali formazioni (cui abbiamo dedicato un precedente articolo – ndr), che interrompono la monotonia del fondo sabbioso, sono note fin dal 1700 e il loro nome Tegnue o Tenute deriva dal fatto di tenere/strappare le reti dei pescatori.

Sulla loro origine non si hanno certezze: probabilmente la fuoriuscita di metano dal sedimento favorisce la precipitazione del carbonato disciolto nell’acqua. Appena si forma un substrato coerente questo viene colonizzato da vari organismi (bivalvi, madrepore, spugne) i cui scheletri contribuiscono alla crescita della struttura che può raggiungere diversi metri di altezza.

Ma quello che rende uniche queste aree è l’incredibile biodiversità che raggiunge il doppio di quella del Mar Rosso, inoltre la presenza di una così abbondante vita bentonica genera un’altrettanta esplosione di vita pelagica.

Né va dimenticato che questo tratto di mare, essendo stato fin dal tempo degli antichi Romani un crocevia di innumerevoli vicende storiche, è stato solcato da navi di ogni genere, sia militari sia civili, da pescherecci a grandi bastimenti da crociera, ed è stato teatro di naufragi e di tragici eventi bellici. Non mancano quindi i relitti d’ogni genere, per gli appassionati di questo campo.

Per tutte queste ragioni, come preaccennato, di immersioni da poter fare in questa zona ce ne sono davvero per tutti i gusti.

Generalmente gli amanti dei relitti si concentrano nella zona del golfo di Venezia (dall’Eudokia al famoso cacciatorpediniere Quintino Sella agli storici PN4 e PN5) ma non per questo trascurano di immergersi sul B24 Liberator di Grado o di visitare il piccolo ed enigmatico Molch… se si pensa che lì dentro doveva starci un uomo… beh, la cosa fa parecchio impressione!

Però, relitti a parte, come suaccennato la caratteristica principale delle immersioni in Alto Adriatico e specialmente nel Golfo di Trieste è l’incredibile biodiversità che permette di vedere concentrate in piccole aree un gran numero di specie altrove difficilmente reperibili. Questa abbondanza richiama un gran numero di subacquei naturalistici… ma non solo. Infatti da diversi anni ormai opera qui un nutrito gruppo di fotosub che ha permesso di documentare decine e decine di specie e che ha prodotto immagini che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, contribuendo a richiamare l’attenzione su queste aree.

Volendo riportare il discorso su Trieste, innanzi tutto bisogna ricordare che durante la stagione non balneare le immersioni si possono fare in molti punti della costa triestina – non a caso la nostra stagione preferita praticamente comincia adesso – mentre con l’arrivo del periodo estivo i principali siti di immersione sono comunque cinque, praticabili dopo l’orario balneare e tutti raggiungibili da terra:

Comune di Duino – Loc. Sistiana (Parco Caravella): si tratta del classico sito di immersioni famoso per esser stato la base segreta tedesca dei sommergibili monoposto Molch durante la II Guerra Mondiale. L’area è caratterizzata da un fondale roccioso fino ai 7-8 m di profondità che poi degrada dolcemente in una piana sabbioso-fangosa ove spuntano come monoliti numerose Pinne nobilis. Il sito confina con il Parco Naturale delle Falesie di Duino;

Comune di Duino – Spiaggia Castelreggio: questo sito è tipico per la presenza di un esemplare ancora intero di sommergibile tascabile Molch che giace a una profondità di 8-9 m. Dopo una breve discesa creata dal riporto della spiaggia ghiaiosa, si scende su una piana fangosa ricca di Pinna nobilis e di aree con piccole strutture biocostruite;

Comune di Trieste – Loc. Grignano: il sito confina con l’AMP di Miramare! Anche in questo caso la profondità non supera i 9 m e il fondo è generalmente sabbioso con parecchi scogli molto ricchi di vita.

Comune di Trieste – Loc. Barcola: si tratta del sito chiamato “Topolini” per la forma delle piazzole in cemento che ricordano il famoso roditore dei fumetti. La profondità è veramente ridotta dal momento che si raggiungono i 5-6 m con fondo roccioso e con grandi scogli che emergono durante la bassa marea

Comune di Muggia – Loc. Punta Sottile: siamo quasi al confine con la Slovenia. Si parte dalle spiaggette per esplorare l’area andando sia verso Trieste che verso la Slovenia. Il fondo è sabbioso e le Pinne nobilis creano vere e proprie “foreste” da quanto sono numerose, dividendosi lo spazio con Spirografi e Cerianthi. La profondità varia dai 4 m fino ai 20 m…»

A questo punto è il biologo Marco Fantin – lui stesso consocio del diving – che subentra, scendendo nei particolari delle sue competenze: «Quello che caratterizza tutti questi siti è l’incredibile abbondanza di vita bentonica: abbondano spugne e tunicati, nudibranchi che in coste tirreniche o liguri sono rari qui sono comunissimi, è quasi impossibile fare immersioni senza vedere cavallucci marini… in un’immersione ne abbiamo individuati oltre 40… poi abbiamo perso il conto.

Tra i siti di immersione precedentemente elencati, quello che offre le migliori possibilità di fare incontri eccezionali è sicuramente l’area di Sistiana. Qui infatti coesistono in uno spazio ristretto diversi ambienti: gli scogli, la zona fangosa, le pareti della falesia, la zona a sedimentazione fine. I frequenti scogli si comportano spesso come “isole” ospitando altrettanto spesso organismi molto diversi. Questo unitamente all’abbondante apporto di nutrienti permette lo sviluppo di un’incredibile fauna tanto che in quest’area sono state segnalate oltre 50 specie di nudibranchi, ma non da meno sono i crostacei: dai maestosi astici ai gamberetti fantasma (Periclimenes amethysteus) passando per i granchi ospiti delle meduse (Rhyzostoma pulmo).

Proprio l’abbondanza di fauna “di piccole dimensioni” ha fatto si che i fotografi e i video operatori si siano concentrati specialmente sulla documentazione di queste “microfaune”. Inoltre questa situazione di particolarità così diffusa ha creato le condizioni ideali affinché alcuni organismi potessero riprodursi al meglio. Ad esempio i già citati Gamberetti fantasma e i Gamberi delle praterie (Hippolyte inermis), di solito molto rari, sono qui facilmente visibili tra i tentacoli degli anemoni. Tra i nudibranchi ricordiamo Knoutsodonta pictoni un piccolo nudibranco istituito solo l’anno scorso e segnalato finora solamente a Sistiana, in Sardegna e sulle coste Irlandesi o le rare ma coloratissime Okenia elegans oppure le piccole Dicata odhneri…»

È di nuovo Andrea a precisare che «naturalmente queste peculiarità sono ben note ai subacquei triestini che frequentano da anni tutto il litorale alla ricerca di questi piccoli tesori naturalistici. Tuttavia non sono solo i sub locali a dedicarsi assiduamente a quest’attività: numerosi sono i sub friulani e veneti ma non mancano quelli lombardi o emiliani e nemmeno sloveni e croati, tutti attirati anche dal fatto che le immersioni sono generalmente semplici sotto il profilo tecnico e possono essere effettuate comodamente da riva

A Chiara Scrigner, fotografa e guida subacquea naturalistica (sue le foto del servizio – ndr), ulteriore socia del diving, affidiamo la sintesi finale, che suona un po’ come la risposta alla fatidica domanda: “In conclusione perché continui a immergerti proprio nel Golfo di Trieste?” «Perché ci sono sempre un sacco di tesori da scoprire. Perché anche se ho fatto 100 volte l’immersione nello stesso posto ogni volta scopro qualcosa di nuovo. Perché non conosco nessun altro luogo dove dopo neanche un’ora ho visto decine di cavallucci. Perché qui con un po’ di attenzione (per non sollevare troppa sospensione) si possono osservare animaletti stupendi. Per parafrasare il titolo di un film: “perché ci sono Animali fantastici e so…dove trovarli”.

Sono motivi che mi spingono a mettere la muta e ad andare in acqua anche quando fa freddo o piove… per la certezza che ci sarà sempre qualcosa da scoprire. E mi sono accorta un po’ alla volta che non soltanto io ho preso a pensarla così: durante l’anno vengono svolte iniziative di vario tipo come gare di fotosub, concorsi fotosub a livello internazionale (vedi MareNordEst), pulizie dei fondali, conferenze e lezioni di biologia marina ma anche semplicemente campi estivi per giovanissimi. Tutte iniziative volte a far conoscere le bellezze dei nostri fondali …per valorizzarle e tutelarle.

È questo il mare del dettaglio, del colore e dell’intimità.»

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