Presentati a Roma i risultati del progetto europeo Women’s Hurdles (gli ostacoli delle donne) realizzato dal Consiglio nazionale delle Ricerche in partenariato con alcuni Paesi europei. Ecco le regole d’oro per un maggior coinvolgimento delle donne nella pratica sportiva, a tutti i livelli.

A cura di Isabella Furfaro. Foto di CNR.

A Roma, in due diverse giornate, 4 e 17 marzo, sono stati presentati i risultati di questa interessantissima ricerca, dalla quale scaturiscono alcuni principi o più precisamente alcune “Regole d’oro”, che tracciano la strada per un maggior coinvolgimento delle donne nella pratica dello sport.

Nell’ambito dei due eventi si è svolta la tavola rotonda “Donna e sport, si può fare” con un focus su tali regole d’oro e sulla loro applicazione attraverso la rappresentazione delle esperienze di cinque atlete del mondo della subacquea, tra cui una della pesca sportiva.

Ma andiamo con ordine, per inquadrare l’intera materia con la dovuta completezza.

In base ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 33% della popolazione femminile mondiale è inattiva nella pratica sportiva.

Partendo proprio dalla criticità di questo dato, il progetto europeo Women’s Hurdles mira a sviluppare, implementare e trasferire pratiche innovative legate all’attività fisica della popolazione femminile.

Il progetto, cofinanziato dal programma Erasmus+Sport e realizzato dall’Unità Prevenzione e Protezione del CNR, coinvolge molti partners europei: Bulgarian Sports Development Association BSDA (Bulgaria), l’Istituto Europeo per lo Sviluppo Socio Economico ISES (Italia), la Hellenic Heart Foundation (Grecia), la Guild of Independent Creators NKG (Lituania) e la Cardioprevent Medical Foundation (Romania).

Lo sport per le donne è frequentemente difficile da praticare pur essendo importantissimo per il benessere fisico e psicologico. Sono purtroppo molti gli ostacoli che rendono complicata la pratica sportiva da parte delle donne, quasi sempre legati alla gestione della famiglia che pesa anche di più dell’impegno professionale.

La ricerca ha portato all’individuazione ed alla predisposizione delle Golden rules, ovvero le “regole d’oro” che individuano problematiche, barriere, suggerimenti e buone pratiche per le donne che praticano o vorrebbero praticare l’attività sportiva, regole riepilogate in un vero e proprio Manifesto delle Golden rules.

L’attività fisica, lo ricordiamo, svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento dei fattori di rischio cardio-metabolici, delle malattie cardiovascolari e della salute del cervello e proprio su queste tematiche si sono incentrate le presentazioni nell’ambito dei due eventi.

«Con l’intento – ha affermato aprendo i lavori della giornata del 4 marzo il dott. Gianluca Sotis, Coordinatore del Progetto – di voler coinvolgere tutti quegli attori che possono, a partire dalle Federazioni sportive, mettere in atto azioni positive per favorire la partecipazione delle donne nello sport», il CNR ha organizzato la prima delle due giornate presso la sede del Comitato Provinciale e Regionale FIPSAS – CONI (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee e Nuoto Pinnato), con il supporto del Comitato e del Responsabile regionale della Didattica Subacquea.

L’incontro era rivolto prevalentemente a dirigenti e tecnici sportivi, i cosiddetti “trainer”, e si proponeva di far comprendere l’importanza di una più ampia partecipazione all’attività fisica e allo sport per le donne, in tutte le fasi della loro vita.

Dopo il saluto di benvenuto del Presidente del Comitato Guido della Croce, del Consigliere Enzo De Grandis per la FIPSAS e del dott. Sotis del CNR per la descrizione del progetto, sono intervenuti – per il CNR – il dott. Roberto Volpe che ha intrattenuto la platea sull’ importante ruolo di una sana ed equilibrata nutrizione e sui rischi cardiovascolari per le donne. A seguire, la ricercatrice dr.ssa Loredana Cerbara ha presentato una serie di dati demografici ed epidemiologici riferiti all’Unione Europea. Il dott. Luca Revelli, dell’Università Cattolica Sacro Cuore, ha incentrato il suo intervento sul ruolo della tiroide e il dott. Andrea Biffi dell’Università Tor Vergata, sul legame tra sport e apparato locomotore nelle donne.

Il  dott. Claudio Barchesi, esperto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha moderato, da tecnico subacqueo egli stesso, la tavola rotonda Donna e sport, si può fare”, alla quale hanno partecipato le atlete: Gaia Carosi, campionessa italiana master di nuoto pinnato, Claudia Ceccarelli istruttrice subacquea, Anita De Cesaris, campionessa italiana di pesca al colpo, Maria Fanito campionessa italiana di pesca subacquea e Isabella Furfaro, istruttore subacqueo, modella subacquea campionessa del mondo di fotografia subacquea.

Nel rispetto di una delle prime Golden rules che è appunto l’importanza del ruolo dei testimonial sportivi, i promotori dell’evento hanno inteso invitare cinque atlete, proprio del mondo della subacquea, che potessero rappresentare “…un ottimo stimolo motivazionale, un modello di comportamento realistico che mostri donne consapevoli di sé stesse… (Golden rule n.5)”.

Accompagnate dalla proiezione degli scatti del fotografo subacqueo pluricampione Stefano Proakis, le atlete hanno raccontato le loro esperienze, il valore che lo sport subacqueo rappresenta nella loro vita e le difficoltà che affrontano e hanno affrontato nel conciliare l’attività sportiva con la vita privata e lavorativa. Infatti, la diffusa scarsa presenza di supporti sociali importanti e costanti, il doppio lavoro, familiare e professionale, lasciano spesso un tempo residuale per coltivare passioni e interessi in generale. A tali carenze si compensa con la passione e con il supporto, ove possibile, della famiglia.

Le atlete hanno sottolineato come negli ultimi anni la partecipazione delle donne nell’attività subacquea si sia ampliata notevolmente e – come hanno ricordato Claudia e Anita – la presenza femminile in luoghi come piscine, per allenamenti occasionali o agonistici e in mare, per competizioni o immersioni sportive, donne di qualsiasi età, motivazione, cultura, è vista e vissuta con maggiore naturalezza.

Come osservato da Gaia “…basta semplicemente osservare come, ad esempio, sulle barche di subacquei che prima portavano a immergersi prevalentemente uomini, ora si incontrano tantissime donne, spesso di grande esperienza e abilità…”.

Le atlete della tavola rotonda hanno avuto, come elemento comune, un contesto familiare favorevole che le ha supportate e mai ostacolate nella loro passione, sin dai primi anni di vita. In particolare Maria che ha, fra l’altro, raccontato di avere avuto e costruito un attivo supporto, non solo grazie alla famiglia di origine ma anche grazie al marito e ai tre figli, supporto che le ha consentito di proseguire negli allenamenti e partecipare alle numerose competizioni.

Da parte mia ho inteso sottolineare il ruolo della mia famiglia nel supporto allo sport sin dai primi anni di vita: grazie, infatti, ai miei genitori ebbi un’infanzia dedicata al mare sin da piccolissima, mare che imparai a rispettare e ad amare. Un “rapporto” con il mare che mi consentì di acquisire esperienza e una serie di competenze create per anni in modo inconsapevole: un bagaglio che mai avrei immaginato di poter poi investire nella mia lunga “carriera” subacquea.

Possiamo dunque pensare che, se pur fino a pochi decenni fa, lo sport subacqueo difficilmente rientrava fra gli sport preferiti dalle donne, è anche grazie a modelli positivi – ricordiamo, solo per citarne alcune, illustri campionesse del panorama italiano e mondiale, quali Patrizia e Rossana Maiorca, fino all’attuale campionessa del mondo Alessia Zecchini – che lo sport subacqueo è approcciato dalle donne con meno riserve e non più dedicato, prevalentemente, alla popolazione maschile.

Tornando alle Golden rules la loro elaborazione rappresenta senza dubbio un utile percorso di “azioni positive” finalizzate a incentivare il ricorso e la pratica costante allo sport per le donne, passaggio che non può prescindere dal superamento di un gap strutturale che pesa ancora troppo sulla vita delle donne puntando con decisione alla realizzazione di Pari opportunità anche in questo mondo.

Pari opportunità che devono andare di pari passo con la necessaria evoluzione della società, della scuola, della politica sociale promuovendo, ad esempio, la cultura sportiva all’interno della scuola pubblica e accompagnando le famiglie nell’intera vita scolastica dei bambini/e e ragazzi/e. Una cultura sportiva da rendere complementare all’attività scolastica tradizionale, grazie a strutture adeguate, differenziazione delle offerte sportive e personale preparato.

In pratica, vivere lo sport quale elemento formativo imprescindibile e costante per tutta la popolazione scolastica.

L’evento è stato replicato il 17 marzo nella prestigiosa sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Piazzale Aldo Moro, a Roma, alla presenza degli studenti della II A del Liceo classico romano “Augusto”. Fra gli studenti due giovani atlete, Ludovica e Sofia, hanno arricchito con la loro testimonianza la tavola rotonda “Donna e sport, si può fare”. Anche in questa occasione, hanno partecipato le atlete subacquee Carosi, Ceccarelli, Fanito e Furfaro.

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