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«Quale responsabile tecnico di Y-40 The Deep Joy, la piscina più profonda al mondo, mi confronto quotidianamente con moltissimi apneisti di svariate provenienze e livello di abilità. Tutti vogliono migliorare. Ma utilizzando sempre lo stesso metodo si arriva solo allo stesso risultato! Alternative? Ce ne sono. A cominciare dal riscaldamento…».

Di Marco Mardollo. Foto Y-40 The Deep Joy e Marco Mancini.

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Come tutti gli sportivi anche gli apneisti vogliono migliorare, che siano metri, secondi, capacità tecnica o livelli d’ansia.
Tuttavia la maggior parte di loro, dopo uno o due corsi di apprendimento, si fanno prendere dalla foga dell’allenamento assiduo e, visto che riscontrano subito un consistente aumento delle proprie capacità, insistono nel cercare sempre di più di scendere profondi.
Ma serve davvero continuare ad allenarsi solamente in acqua?
Nei corsi si parla spesso di allenarsi con attività di respirazione pranayama, di meditazione, di stretching. Ci sono App gratuite da scaricare sul cellulare per aiutare a fare tabelle di statica a secco, ci sono decine, centinaia di esercizi da fare all’asciutto per mantenere e migliorare le proprie abilità compensatorie, è anche arrivato uno strumento innovativo come l’EQ tool (dispositivo elettronico per migliorare le proprie tecniche di compensazione…ma di questo magari riparleremo in maniera approfondita).
Ma, realmente, quanti si impegnano in altre attività che non siano da fare in acqua, costante o dinamica?
Eppure utilizzando sempre lo stesso metodo si arriva sempre e solo allo stesso risultato!
Scegliendo unicamente di allenarsi in apnea, quindi, dopo un iniziale periodo di continuo miglioramento si nota che anche con grande impegno i risultati ulteriori sono risibili.
Chi invece punta su una preparazione a largo raggio amplia di molto la base delle proprie potenzialità che culmineranno nella preparazione specifica in apnea.
Come responsabile tecnico di Y-40 The Deep Joy, la piscina più profonda al mondo, mi confronto quotidianamente con decine, anche centinaia, di apneisti di svariate provenienze e livello di abilità.
Vedo spesso corretti approcci, molto professionali, e anche tanti dilettanti che cercano di fare dei tuffi al meglio delle loro possibilità. Purtroppo vedo anche, perfino in persone poco preparate tecnicamente, la ricerca esasperata di una prestazione profonda che, se non fosse pericolosa, sarebbe a dir poco ridicola.
A Y-40 chi fa apnea ha la possibilità di entrare nell’acqua bassa per acclimatarsi alcuni minuti prima di iniziare a fare dei tuffi oppure di usare dei tappetini per praticare yoga o fare esercizi di stretching sul piano vasca.
Il riscaldamento è, in qualsiasi sport, una parte molto delicata ed importante. In apnea, far bene un buon protocollo di “warm-up” facilita l’incremento di CO2 conseguente e ottimizza il tempo di allenamento.
Ma in quanti lo fanno? Una quantità davvero limitata, purtroppo…
In collaborazione con Alessandro Rinaldi, maestro yoga, ogni mercoledì alle 19 organizziamo delle lezioni di Yoga Parinama, una specialità derivata dall’hata yoga, e cerchiamo di fare esercizi volti a incrementare la mobilità articolare di tutto il corpo, ma in particolare della cassa toracica in maniera da facilitare la respirazione.
Andrea Zuccari si è avvalso della consulenza del nostro maestro Alessandro Rinaldi: in qualche mese di continuo esercizio ha incrementato la capacità polmonare di oltre un litro e mezzo e ora ha creato un suo protocollo di esercizi.
Inoltre per chi cerca di migliorare la mobilità articolare è noto che farla in immersione aumenta con minori difficoltà l’ampiezza di movimento. Uniamoci la piacevolezza dell’immersione in acqua termale e potremmo ottenere una sessione pre-allenamento strepitosa. Chi lo fa? Quasi nessuno…
Ma poi, sul pozzo profondo 42 metri, molti cercano di arrivare a toccare il fondo.
«Descent qui veut, remonte qui peut…» (scende chi vuole, risale chi può…).

1 Comment

  • Giorgio
    Posted 11 Dicembre 2017 0:35 0Likes

    Come sempre Grande Marco.

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