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D’accordo che siamo noi sub le vittime dei natanti in transito e chi ne è al timone dovrebbe subire maggiormente il peso delle proprie responsabilità. Talvolta però siamo anche noi stessi la fonte dei nostri guai, con alcune trascuratezze che possono costarci molto care. Eliminate queste, vediamo cosa poter fare di efficace per destare l’attenzione sul problema

Testo: Romano Barluzzi. Immagini: Chiara Scrigner

[TS-VCSC-Lightbox-Image content_image=”15203″ content_image_size=”full” content_title=”Boa segnasub e barche… ecco un’attrazione fatale ma solo per il sub” lightbox_effect=”fade” margin_bottom=”20″ el_file=””]

boa segnasub

Come spesso accade, la normativa di riferimento per tutti – subacquei, conduttori di natanti e perfino semplici nuotatori – appare chiarissima per come è stata scritta e giova comunque richiamarla alla lettera:

“Il subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile ad una distanza non inferiore a 300 metri; se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera deve essere messa issata sul mezzo nautico. Il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione”.

Perché allora a ogni inizio stagione si continua puntualmente ad assistere a drammatici e spesso anche tragici “incidenti da elica” o “da natante”? Ogni volta sembra un copione già scritto. Con l’esito d’un bollettino di guerra.

Nei corsi per sub, quando con il programma didattico si arriva alla disamina dei pericoli dell’attività, mentre tutti pensano per sentito dire a “patologie da decompressione”, “sincopi” e quant’altro, molti istruttori subacquei – più che giustamente – anticipano che il maggiore dei rischi che oggi si corrono in mare come subacquei è quello di restare travolti da un’imbarcazione in transito.

Abbiamo allora pensato proprio in quest’ottica di fugare intanto 5 tra i più diffusi luoghi comuni attraverso cui si manifestano i dubbi dei subacquei neofiti, fermo restando che poi la cosa va vista con gli occhi dei conduttori dei mezzi nautici, che troppo spesso – non patentati ma purtroppo anche patentati da anni – ignorano inconsapevolmente o volutamente ogni cautela nei passaggi in specchi d’acqua dove può esserci presenza di subacquei con autorespiratore o in apnea.

1-L’importante è portarsi il pallone (segnasub), fa lo stesso se senza bandierina… SBAGLIATO: il vero segnale è proprio quello della bandiera issata – ed esclusivamente quello descritto –, il pallone o boa o galleggiante che dir si voglia è solamente il suo supporto! Da solo non soltanto non è regolamentare – nemmeno se c’è scritto sopra “SUB” a caratteri cubitali – ma soprattutto è ancor meno visibile a distanza! E giocare al ribasso con una visibilità che in certe condizioni sul mare diventa un concetto aleatorio già quando il segnale è ben issato non conviene proprio!

2-Se ci si mantiene vicino agli scogli si può fare a meno del pallone segnasub… SBAGLIATO: questa possibilità, semplicemente, non è in alcun modo prevista! E neanche si può scommettere sul fatto che i natanti transitino rispettando l’obbligo di mantenersi alle distanze dovute dagli scogli. La sola eccezione prevista è la presenza nelle immediate vicinanze di un nostro natante di appoggio su cui sia issato il segnale/bandiera regolamentare suddetto. Se il subacqueo è in acqua senza natante d’appoggio, dovrà insomma essere dotato comunque del pallone segnasub individuale, anche quando rasenta scogli e pareti.

3-Se le condizioni del mare costituiscono pericolo di intralcio o aggrovigliamento con la sagola del pallone segnasub, si può evitare di portarlo… SBAGLIATO: come nel caso precedente, nessuna eventualità del genere può costituire motivo per omettere la dotazione della boa segnasub personale al seguito.

4-Ogni subacqueo in acqua deve avere il proprio pallone di segnalazione… SBAGLIATO, MA… A rigor di legge, non viene precisato altro oltre al fatto che il subacqueo possa/debba operare entro i 50 m di distanza dalla boa segnasub. Quindi, se un unico segnale viene condiviso da più sub purché tutti restanti nel raggio d’azione suddetto, tale situazione non potrebbe costituire di per sé motivo per un verbale. Alias, un solo pallone segnasub dovrebbe poter essere condiviso. Eppure, in fase di accertamento in mare, si riscontra spesso un’interpretazione restrittiva della norma, secondo cui l’obbligatorietà del dispositivo di segnalazione viene considerata individuale. Va da sé quindi che anche in questo caso debba vigere il buon senso nel valutare la situazione e che non c’è ragione di giocare a risparmiare palloni segnasub se poi si è costretti a muoversi troppo al limite: sub oggettivamente troppo numerosi per un solo segnale, sub comunque non in grado di contenersi nell’area che copre ecc.

5-Se ci si allontana dalla barca appoggio all’ancora, su cui sia stata issata la bandiera segnasub, pur con il nostro pallone segnasub individuale al seguito, ci può venir contestato l’abbandono del natante… SBAGLIATO: la circolare Prot. n. 020451-55215 – giugno 2008 emessa dal Comando Generale delle CCPP chiarì che tale pratica non fosse perseguibile, a meno che costituisca impedimento oggettivo al diportismo nautico. Quindi… ancora una volta: occorre valutare bene dove siamo, il contesto, le condizioni sul campo. In una parola: il nostro prossimo! E rispettarlo.

Detto questo, tornando a bomba, è chiaro che il rispetto della norma e del buon senso dovrebbe parimenti impegnare anche i diportisti, mentre ben sappiamo quanto ciò non avvenga! E allora che fare, visto che non possiamo contare di avere sempre appresso chi controlli la legalità e la correttezza dei comportamenti di tutti?

Noi rilanciamo un accorgimento che abbiamo suggerito altre volte da queste pagine: riprendete con fotocamera o videocamera eventuali comportamenti sconsiderati dei diportisti e inviate in maniera circostanziata i file immagini alle autorità di zona.

Come si fa, in termini pratici? È semplice. In primo luogo occorre informarsi preventivamente dei numeri e dei riferimenti dell’autorità marittima di zona: meglio di tutto sono le e-mail, ma talvolta si trovano disponibili Numeri Verdi, WhatsApp o altre messaggerie (è chiaro che non vanno usati i contatti e i canali riservati al soccorso, se non ce n’è specifico motivo).

Quindi ci si attrezza e ci si organizza per il mare! Se abbiamo il natante appoggio, procuriamo che chi resta in barca – malgrado il suddetto punto 5, è sempre meglio avere un amico disponibile a turno a fare il barcaiolo – abbia di che scattare foto e/o girare video. Oggi c’è una tale fioritura di apparecchi videofotografici di ogni genere, compresi gli smartphone, con buona qualità già a costi contenuti, spesso progettati per l’uso sportivo out-door, quindi protetti contro tutto, impermeabilizzati ecc, che risulta veramente difficile non riuscire a fare foto o minivideo decenti del transito di un’imbarcazione entro i 100 m dal segnale segnasub regolarmente issato!

Qualcosa di simile si può fare se si parte da riva, con qualcuno che resti sugli scogli, purché naturalmente non ci si allontani troppo dalla sua vista, altrimenti gli rendiamo impossibile il compito di avvistamento, vigilanza e videoripresa. (Senza dimenticare che al barcaiolo o assistente in costa va anche la priorità, in caso di sconfinamento pericoloso di un natante in zona vietata in violazione dei famosi 100 m dalla nostra boa, di richiamare l’attenzione del pilota per dissuaderlo dal proseguire…magari affidandosi al pronto impiego di un bell’avvisatore acustico nautico!)

Lo scopo ultimo dovrebbe essere questo: registrare qualcosa di tracciato, corredarlo con i dovuti dati circostanziali – luogo, orario, coordinate (quasi tutti i cellulari e molte fotocamere compatte hanno la georeferenziazione automatica), nostri estremi di identificazione e di reperibilità ecc – e inviarlo ai riferimenti predisposti delle autorità di pertinenza che a loro volta possono/devono esercitare il controllo e la vigilanza (e sono tenuti anche a tutelare la nostra riservatezza… un dettaglio che non guasta!).

Idem dicasi di noi della redazione di SerialDiver, che siamo una testata giornalistica regolarmente registrata in tribunale e che – al contrario dei tanti semplici siti internet e anche degli innumerevoli blogger e profili privati – possiamo garantire la custodia dei dati personali e del materiale che ci viene fornito nonché un congruo rapporto con le autorità competenti. Ciò non significa naturalmente preferirci alle autorità stesse, ci mancherebbe! Ognuno deve svolgere il ruolo che gli compete e il nostro è quello di informare sui fatti che accadono, non di indagare sulle responsabilità di chi se ne rende protagonista. Ma in questo modo possiamo concorrere tutti assieme al raggiungimento di un obiettivo condiviso: dare il giusto risalto e mantenere viva l’attenzione su un problema veramente grave. Nella speranza di non leggere più bollettini di guerra a ogni inizio stagione. Credete a noi: può funzionare! Perciò fatelo.

(Ringraziamo gli amici di “ApneaMagazine” presso cui abbiamo “pescato” e rimodulato l’idea dei 5 errori)

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