Cos’hai provato la prima volta che hai respirato dall’erogatore sott’acqua?
«E’ stata una girandola di grandi emozioni perché avevo ipotizzato l’insorgere di paure o qualche esitazione o comunque una falsa partenza ci poteva stare. Invece, nel momento in cui ho affondavo la testa, mi sono sentito a mio agio e ho percepito immediatamente il corpo rilassarsi a un livello provato prima solo sul tavolo del massaggiatore, ho provato il benessere che ti procura il fluttuare in totale libertà anche se vigilata dal coach Emanuele, da quel momento la respirazione non è mai stata una preoccupazione e l’obbiettivo è diventato appoggiare il petto sul fondo vasca. Il tutto con una serenità che non avrei mai pensato di poter avere.»
Un passo indietro… ti va di parlarci più in dettaglio della tua malattia? Da quando ti è stata diagnosticata?
«Era il 1989 quando si presentò creando le prime preoccupazioni, ma dal ’93 in poi iniziò a lasciare segni evidenti della sua altalenante attività facendo danni importanti al sistema nervoso centrale, costringendomi a numerosi ricoveri ospedalieri, qualche lungo periodo di allettamento e periodi di fisioterapia per accelerare il recupero dei danni che ogni ricaduta inevitabilmente lasciava. Mi ha permesso comunque di svolgere il mio lavoro di geometra fino al ’98 per poi costringermi in carrozzina tra il 2000 e 2001… e prosegue tutt’ora con un lento ma inesorabile avanzamento della disabilità degli arti superiori. Tutto questo, nonostante la vicinanza di uno staff medico di tutto rilievo e applicazione di tutti i protocolli farmacologici resisi disponibili in questo lasso di tempo.»
Le maggiori limitazioni che subisci oggi a causa sua?
«La limitazione che sento veramente pesare di più è l’impossibilità di suddividere la giornata per come fanno le persone comuni, ovvero: 10 ore sonno/riposo, 8/9 ore lavoro, 3/4 ore attività ludiche/sportive ecc. Io ho solo due scelte: disteso sulla schiena (a letto) o seduto (sedia a rotelle). Sembra un’analisi demenziale ma la ritengo solo estremizzata, se pensate che ogni volta che devo cambiare il mio assetto/posizione devo avere una persona robusta che garantisca almeno il buon fine della manovra se non il totale trasferimento a peso morto.»
Torniamo al passaggio dalla piscina al mare… come hanno preso i tuoi familiari la tua scelta di fare immersioni?
«Io mi ritengo una persona fortunata, ho una moglie meravigliosa, che soffre questa mia scelta perché consapevole che quello da me perseguito è un obiettivo che racchiude qualche piccolissimo rischio ma, allo stesso tempo, è fiera di questa mia voglia di mettermi alla prova consapevole poi che l’evento “immersione” viene preparato durante tutto l’inverno con un’attività settimanale in piscina che contribuisce in maniera importante al mantenimento dello “status quo” di potenza muscolare ed elasticità muscolo-scheletrica. Gli altri, amici compresi, pensano che non ho proprio tutte le rotelle a posto.»
Abbiamo guardato ripetutamente il video della tua uscita sottomarina di questa estate e la tua soddisfazione – ma anche quella dei presenti – è di tutta evidenza (i lettori possono accedere al video inedito cliccando qui: https://youtu.be/VhXkEuiSR58 ci dici cos’è che ti ha entusiasmato di più?
«Premesso che al ritorno mi sentivo come il bambino a cui i genitori hanno dato il gelato con due palline mentre loro si mangiano la coppa maxi con panna e cioccolato fuso, ovvero appagamento moderato e tanta voglia di rivincita, è innegabile che “coach Emanuele” era impettito per il bel risultato dell’allievo che seppur ancora un po’ crudo promette bene, il resto del team era felice perché non succede tutti i giorni di poter nuotare a fianco di un “pesce Wurstel”…è il soprannome che mi sono appioppato… e Simona perché il “pesce Wurstel” se lo stava riportando a casa. A parte gli scherzi, lo stare in un ambiente completamente nuovo, sognato da molto tempo e l’averlo approcciato con sfrontata serenità è stato per me motivo di orgoglio. La parte più emozionante è sopraggiunta guardando il video quando ho potuto verificare che veramente ero stato lasciato libero di nuotare senza alcun controllo di assetto, per la prima volta Emanuele mi aveva lasciato completamente autonomo. E’ un gran traguardo!»
Che differenze hai notato nella tua mobilità quando sei in immersione rispetto alla vita da terrestre?
«La prima percezione è di un notevole miglioramento nella coordinazione dei movimenti, la resistenza omogenea che l’acqua genera mi aiuta tantissimo a muovermi con più plasticità evitando di avere spasmi o contrazioni improvvisi. Ma l’aspetto più probante dell’effetto positivo che l’immersione ha su di me è che, in maniera del tutto inconsapevole, mi ritrovo a muovere parti del corpo che solitamente non hanno reazioni, mi riferisco alle gambe che in posizione prona cercano di pinneggiare.»
Bellissimo articolo! personalmente ringrazio l’autore, Roberto Vettori x avermi menzionato e tutti gli amici che mi sopportano!
Donato Sarangelo
Istr. HSA
bellissimo articolo…….rende un grazie alla subacquea…..per la felicità che restituisce a tante persone….
Roberto è un esempio di vita in tutto, parlare con lui, condividere passioni, ti rende più ricco dentro, facendo emergere in te tutti i valori di coraggio e abnegazione che un uomo DEVE avere.