L’accordo di collaborazione tra l’Erpac-Servizio catalogazione formazione ricerca e il Polo museale del Friuli Venezia Giulia per l’organizzazione della mostra, oltre al prestito di più di trecento reperti del Museo Nazionale dell’Archeologia Subacquea di Grado e del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, ha previsto il restauro del già citato Navarca, una fra le sculture più importanti del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ad opera dell’ERPAC. Il restauro del Navarca è solo la prima tappa di un più ampio progetto di studio e di restauro di alcune delle opere più importanti della raccolta storica del Museo Archeologico Nazionale, avviata dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, anche grazie a collaborazioni con diversi Enti e Istituzioni pubbliche e private, in occasione del totale riallestimento della collezione, che sarà fruibile al pubblico a partire dalla prossima primavera.
Tornando un attimo alla figura ispiratrice del titolo della mostra, il 7 febbraio 2018 al Teatro Miela, uno degli eventi collaterali della mostra sarà dedicato proprio a Predrag Matvejević, nel primo anniversario dalla scomparsa. Con Filippo Borghi, Fuad Ahmadvand al Santur e la regia di Mila Lazić, nello spettacolo Breviario Mediterraneo le parole di Matvejević si intrecceranno con la Polifonia mediterranea, un’installazione acustica composta da più voci nelle lingue del mondo in cui il libro omonimo Breviario Mediterraneo è stato tradotto.
Perché scegliere proprio Trieste per allestire questa mostra? Dall’organizzazione non hanno dubbi nel rispondere e nel proseguire così: «Crocevia d’Europa, intimo seno dell’Adriatico, punto d’incontro ideale tra due assi perpendicolari, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia segna da un lato il passaggio da Occidente a Oriente, dall’altro quello tra nord e sud, tra Mitteleuropa e Mediterraneo. È impressionante pensare a quanti popoli, dall’antichità a oggi, hanno navigato questo specchio d’acqua. Parte del cuore pulsante della vita triestina sono ancora oggi le Comunità Serbo Ortodossa e Greco Orientale: i due nuclei si costituirono proprio navigando l’Adriatico, per commerciare in quello che era il Porto dell’Impero austroungarico. Sempre a Trieste, che si trova a cavallo tra le due sponde di questo mare, si parla un dialetto di tipo veneto che costituisce una sorta di lingua franca comprensibile da Chioggia alla Dalmazia. Ciascuno di questi popoli ha lasciato dietro di sé una traccia che l’Adriatico, casa comune, custodisce. Trieste, quindi, città al centro, trait-d’union in questo mare che ha sempre unito e mai diviso.
La mostra è solo la punta dell’iceberg di un intrecciarsi di progetti di ricerca, di missioni congiunte, di joint ventures dai risultati eccellenti. È essa stessa un progetto di ricerca, un percorso di analisi e studio che trae le mosse dal cuore delle attività del Servizio catalogazione, formazione e ricerca dell’ERPAC: la conoscenza e la documentazione, in questo caso dei siti sommersi, nella grande banca dati e portale regionale SIRPAC, che raccoglie i beni culturali della regione.
“Nel mare dell’intimità” diverrà punto di partenza per altre iniziative e altri progetti, forse ancor più ambiziosi. Molte cose sono state pensate per sopravvivere dopo la mostra: lo studio di vari nuclei di materiali, gli interventi di restauro di altri, varie installazioni del percorso avranno una vita ben più lunga. Ad esempio la riproduzione a grandezza naturale della sezione trasversale della nave di Grado, con il carico originario di anfore riutilizzate per il trasporto di salse e conserve di pesce, probabilmente prodotte ad Aquileia, costituirà il primo nucleo dell’allestimento del Museo Nazionale dell’Archeologia Subacquea di Grado, nell’ambito di un accordo di valorizzazione tra Polo Museale del FVG, Comune di Grado ed ERPAC.
Infine, questa mostra sarà una necessaria riflessione sull’archeologia subacquea in Italia sulla quale, dopo le pionieristiche esperienze del secolo scorso, sembra essere calato il sipario e sul futuro del patrimonio sommerso, oggi che la Convenzione di Faro – che proclama il valore d’uso dell’eredità culturale da parte delle comunità che ne sono legittime proprietarie – sta divenendo parte della nostra legislazione. Già la Convenzione UNESCO 2001, divenuta Legge 157/2009, proponeva la musealizzazione in situ del patrimonio sommerso. Esemplare in questo senso è la lezione della Croazia, con 8 siti divenuti altrettanti parchi archeologici subacquei, innescando un processo virtuoso in cui anche il turismo subacqueo – turismo ad alta redditività e a forte vocazione ambientale – diviene turismo culturale e i sistemi turistici si pongono al servizio del patrimonio e della gente.
L’Ente ERPAC stesso, istituito con la LR 2/2016, va a colmare un vuoto. Con l’Erpac si è dato avvio a una visione globale e integrata della conoscenza, conservazione, restauro, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale del territorio. Ha assorbito funzioni, strutture e competenze dell’Azienda speciale Villa Manin, dell’IPAC, Istituto regionale per il patrimonio culturale del FVG, e dei Musei provinciali di Gorizia.
Si sta dimostrando importante e concreto strumento di regia e di valorizzazione del territorio triestino e punto di riferimento anche per gli Enti locali di tutta la Regione. L’ERPAC infatti contribuisce a promuovere gli istituti e i luoghi della cultura quali musei, ecomusei, biblioteche, fototeche e archivi, aree e parchi archeologici e complessi monumentali, nonché gli altri beni culturali, con un approccio unitario che guarda alla formazione degli operatori, attraverso corsi mirati per i diversi settori, e alla riqualificazione dell’offerta culturale, con occhio attento anche ai processi in atto a livello nazionale. Una realtà che, con la sua attività, sta delineando un percorso organico per le politiche culturali regionali. Non è un caso che, per questo periodo natalizio, l’ERPAC presenti una ricca e diversificata proposta con due mostre a Trieste – “Nel mare dell’intimità” per l’appunto e “Maria Teresa e Trieste” (Magazzino delle Idee) -, la mostra “La Rivoluzione russa. Da Djagilev all’Astrattismo (1898-1922)” a Gorizia, aperta al pubblico dal 21 dicembre al 25 marzo 2018, e la mostra “Perestrojka” a Gradisca d’Isonzo (Galleria Spazzapan), con la rilettura dell’utopia comunista attraverso le immagini della sua dissoluzione.
Per valorizzare il patrimonio culturale è necessario prima conoscerlo e amarlo. Ecco perché la mostra ha un forte intento didattico e divulgativo: non solo bambini e ragazzi fino ai 19 anni d’età entreranno gratuitamente, ma saranno organizzati, a cura dell’Immaginario Scientifico di Trieste, anche laboratori gratuiti ludo-didattici per bambini dai 6 ai 10 anni (le domeniche alle 15, già partite da gennaio 2018), visite guidate gratuite il sabato e la domenica mattina alle 11 (iniziate dal 31 dicembre 2017) e, sempre avviati da gennaio 2018, percorsi didattici riservati alle scuole. Inoltre, fino alla chiusura, la mostra sarà accompagnata da eventi collaterali a cura di Rita Auriemma, Pietro Spirito e Bonawentura Coop. soc. Il Miela: conferenze, docu-film, letture e spettacoli.»
Tutte le informazioni complete e approfondite si trovano sul sito ufficiale della mostra www.nelmaredellintimita.it . O interpellando l’e-mail info@nelmaredellintimita.it o il tel. +39 040 3226862 attivo in orario di apertura della mostra. Qui si potranno reperire news, notizie sempre aggiornate sulle iniziative collegate alla mostra e sui suo contenuti. Già attivo da subito l’hashtag #intimoAdriatico da seguire e da usare per condividere immagini, pensieri, commenti live sulla mostra, cercare informazioni e novità. Il Catalogo, edito da Gangemi Editore, curato da Rita Auriemma con la progettazione grafica di Trart, è disponibile al bookshop della mostra in versione italiana e inglese.