La parola alla Soprintendenza del Mare
Lo stesso dr. Nicolò Bruno, esponente della Soprintendenza del Mare, ci conferma la necessità di un reperimento fondi mirato a finanziare non solo il completamento del restauro dei materiali recuperati finora ma anche un vero e proprio scavo unico finalizzato a estrarre dal mare l’intero carico e tutte le parti del relitto rimaste sotto il fondo. I reperti infatti, soprattutto quelli lignei, una volta scoperti dalla sabbia che in un certo senso li ha “preservati” finora, non possono essere lasciati in situ, né lo si può fare con alcuna parte del relitto o del suo carico in quanto la profondità così esigua lo espone troppo a insulti ambientali, naturali e provocati. «A bordo – specifica il dr. Bruno – devono esserci ancora utensili, bottiglie, vettovagliamento e svariate altre tipologie di oggetti di dimensioni contenute, asportabili o danneggiabili. E’ stato individuato perfino un archibugio…». E noi approfittiamo per qualche altra domanda.
Dr. Bruno, la nave era inglese o spagnola?
«Inglese, senza più alcun dubbio. Però non era propriamente “militare”, o meglio non si trattava di un vascello originariamente da guerra perché altrimenti si sarebbero ritrovati i bolli reali, mentre le scritte individuate stampigliate sulle armi consistono solo in una “T” e in una “W”, iniziali del fonditore Thomas Western, titolare di una fonderia molto nota tra la fine del ‘600 e i primi del ‘700. Ma, siccome solo nei pezzi imbarcati sul naviglio da guerra c’era anche il bollo regio della corona inglese, con ogni probabilità si trattava di una imbarcazione d’appoggio a quelle militari, originariamente mercantile e poi armata – anche pesantemente – per le necessità legate alla circostanza.»
Il restauro come procederà?
«Il passo successivo alla desalinizzazione è la stabilizzazione tramite elettrolisi. E’ un processo costoso e anche per questo è opportuno procedere a un reperimento fondi privati. Trovandoli, potrà essere fatto interamente sul posto, con destinazione d’uso delle risorse necessarie a una o più associazioni culturali che se ne occupino collegialmente, agendo da collettori e assicurando tracciabilità e trasparenza sotto costante coordinamento dell’Assessorato Beni Culturali e Soprintendenza del Mare. Ma c’è da portare a compimento anche la vera campagna di scavo globale su quanto resta del relitto…»
I cannoni resteranno ad Avola?
«Certamente, questo comunque.»
Ci vorranno dunque finanziamenti anche per finire il restauro degli attuali reperti? Oppure quello è già coperto e le risorse servirebbero per proseguire lo scavo e i recuperi successivi?…
«Confermo che questa scoperta – la cui importanza, lo sottolineo, appare superiore a quanto si potesse inizialmente supporre – ha necessità di un’operazione completa per essere valorizzata adeguatamente e ciò richiede un approccio globale anche nella ricerca di un’adeguata copertura economica per la quale l’intervento di contributi privati si configura auspicabile e risolutivo.»
Il sindaco di Avola, Giovanni Cannata, raggiunto da una nostra telefonata, confermandoci che “il relitto di Avola” è un grande ritrovamento in grado di conferire elementi cardine perfino per una rilettura nuova della storia, ha espresso l’intento e l’auspicio del comune di valorizzarlo al massimo anche dal punto di vista della musealizzazione tramite idonei locali espositivi dedicati allo scopo, come si conviene a un ritrovamento di tale portata storica e culturale.
1142 kg equivalgono a 2517 libbre, non a 110 libbre.
Giusto, “Sebastiano”! Si tratta precisamente di 2.517,679 lb (libbre). Grazie di averci segnalato la svista di trascrizione. Continui a seguirci con occhio così attento, ci fa piacere!