Quante ce ne sono di censite e mappate nell’Alto Adriatico?
«Ce ne sono tantissime di Tegnue, sparse in tutto l’Alto Adriatico. Qualche anno fa l’ARPA Veneto ha cercato di censirle chiedendo coordinate a pescatori, Diving e frequentatori del mare ma non credo abbiano ottenuto dati molto precisi né completi. Una volta per localizzare la posizione si usava il Loran-C, molto impreciso, e anche l’odierno GPS può fornire dati poco attendibili. Negli anni ho raccolte e catalogate le coordinate di più di tremila Tegnue (o ritenute tali), avute dai libri di bordo dei pescherecci di quando, anni addietro, andavo a recuperare loro delle reti incagliate. È certo che le più estese sono proprio davanti a Chioggia, una vere catena montuosa sommersa di 2 miglia di larghezza per 4 di lunghezza!…»
Qual è secondo lei la principale caratteristica che le rende così appetibili ai sub? Biodiversità, microfauna, altro?
«Uno degli aspetti più straordinari delle Tegnue è la capacità di molte specie di mimetizzarsi e solo l’occhio attento e preparato riesce a scorgerle. In diverse occasioni, dopo una immersione, nel rivedere un filmato ho scorto degli organismi che non avevo notato prima.
È curioso come molte volte un pubblico poco preparato abbia difficoltà a riconoscere nel contesto di una fotografia il soggetto principale, altre volte per l’eccessivo affollamento si è costretti a catalogare la foto come “foto di ambiente”. Sono aspetti questi che rendono unica la flora bentonica delle Tegnue. Si può passare un’intera immersione in pochi metri quadrati di fondale, tale è la quantità di cose da vedere.
In campo fotografico è da preferire la macro sia per il tipo di flora e fauna, principalmente di piccole dimensioni, sia per non anteporre tra l’obiettivo e il soggetto troppa acqua nella quale molto spesso è presente della sospensione o del plancton.
Dalle campagne di ricerca compiute negli anni passati nelle quali sono state fatte innumerevoli immersioni in zone diverse nelle Tegnue di Chioggia è emersa una certa varietà di ambienti anche relativamente vicini. Particolarità singolare è una fioritura Parazoanthus axinellae estesa per qualche decina di metri e presente solo in rarissimi altri siti ma in quantità limitate. Altra particolarità l’ascidia Aplidium tabarquensis presente in una zona più esterna delle Tegnue. La Masellla edelwais si trova solo in una zona centrale delle Tegnue.»
È stato definito “il Signore delle Tegnue”: qual è quella che ha avuto (o attualmente ha) più a cuore? E perché?
«Questo titolo mi fa sorridere ma è anche vero che la maggior parte della mia vita subacquea l’ho trascorsa in questo mare e se Chioggia ha una Zona di Tutela Biologica lo deve quasi esclusivamente a me e alle mie ricerche.
Quando si prospettò l’esigenza di presentare la richiesta dell’Area a Tutela Biologica delle Tegnùe, non è stata cosa da poco decidere quali dovevano essere i limiti geografici della zona. Avevo fatto centinaia e centinaia di immersioni per molto tempo solo basandomi su dei riferimenti a terra, anche se poi con una bussola di rilevamento ero riuscito egualmente a riportare i dati su una carta nautica. Solo negli anni attraverso la strumentazione Loran (Long Range Navigation) e poi con il GPS (global position satellite) ho avuto dei riferimenti certi. Confrontando punto per punto delimitai l’area; diverso il problema di segnalare le tre piccole zone esterne. A rendere pubbliche le coordinate geografiche si correva il rischio, se non adeguatamente protette, di farle depredare più in fretta dai pescatori e rovinare la fauna del fondo con un ancoraggio selvaggio. Di fondamentale importanza è stata l’ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Chioggia (32/06) e di Venezia (102/06) che vieta nell’area l’ancoraggio e l’immersione tranne dalle boe di attracco predisposte.
Grande è stata la soddisfazione quando nel 2003 l’ICRAM (Istituto Centrale Ricerca Applicata al Mare) ha eseguito con il Side Scan Sonar la mappatura tridimensionale della zona, confermando che l’area che avevo proposto copriva esattamente tutte le Tegnùe di Chioggia. È stata per me una emozione vedere la conformazione rocciosa nel suo assieme; quegli avvallamenti che incontravo tra gli affioramenti, secondo teorie recenti, possono essere l’alveo di un fiume e tutta la zona un’antica area deltizia.»
I maggiori “punti deboli” di queste aree? Ovvero fattori di criticità che richiedano un particolare impegno nella loro salvaguardia…
«Sono lontane, la parte più vicina è a 2,5 miglia dalla costa e la più lontana a 6. Sono tra l’altro molto estese, circa 25 kmq e quindi anche il controllo della Capitaneria di Porto è molto difficoltoso. Il problema maggiore è l’abitudine dei pescatori di rilasciare in questa zona reti smesse e quanto altro nel peschereccio non serva. Questa abitudine ha radici decennali ed è difficile da cambiare, non facilitati dalla mancanza di depositi adeguati a terra e da costi imposti per lo smaltimento. Ora a peggiorare la situazione ci sono gli scarti dei retini usati per la coltivazione dei mitili. Ce ne sono dappertutto e si incagliano sulle asperità del fondo. La pesca comunque si è ridotta nella zona, dato il divieto anche se rimangono gli irriducibili con piccoli pescherecci.»
Perché un subacqueo che non le conosce dovrebbe volersi immergere proprio nelle Tegnue?
«Non è sicuramente un mare facile per il subacqueo come può esserlo un mare tropicale. Ci sono difficoltà legate alla poca limpidezza anche se ci regala giornate con ottima visibilità. Da non trascurare la temperatura dell’acqua che in profondità non supera i 20° mentre in inverno può scendere anche sotto i 10°. La straordinaria valenza delle Tegnue è la biodiversità, la grande ricchezza di organismi che le popolano come Ascidie, Cnidari, Poriferi, Crostacei; non mancano i pesci come Gronghi, Corvine, Sciarrani, Gattopardi. Altro fattore positivo è la poca profondità che varia dai 18 ai 25 metri che, soprattutto con l’utilizzo di miscele arricchite di ossigeno, permettono una lunga e sicura permanenza sul fondo.
La nostra Associazione “Tegnue di Chioggia” – onlus ha comunque un sito: http://www.tegnue.it nel quale si possono trovare informazioni sui punti di immersione. Sul mio canale Youtube potete trovare innumerevoli video prodotti negli anni: https://www.youtube.com/user/PieroMescalchin/videos come nella nostra pagina Facebook moltissime fotografie dei fondali delle Tegnue: https://www.facebook.com/groups/tegnue o nella mia: https://www.facebook.com/piero.mescalchin.
Sono state prodotte diverse pubblicazioni informative e video disponibili gratuitamente o attraverso una donazione a sostegno dell’Associazione.»